Sinonimo di qualità, passione e gusto, il brand “Made in Sicily” è ormai una certezza sia in campo nazionale che in campo internazionale. Oggi più che mai, la valorizzazione delle specificità agroalimentari locali, passa anche dall’importanza dei riconoscimenti e delle certificazioni che permettono, alle eccellenze siciliane, di farsi strada in Italia e nel mondo.
Nella prima puntata dello show cooking “Imprese per la Gola”, format originale per la web tv che potete vedere in esclusiva su ilSicilia.it, Siciliarurale.eu e Siciliammare.it, parte di un progetto di Confapi Sicilia– Confederazione italiana della piccola e media industria privata- cofinanziato dall’Assessorato alle Attività Produttive della Regione Siciliana-, facciamo tappa a Trapani, città scelta come portabandiera delle eccellenze della Sicilia Occidentale. Una decisione non casuale visto che, il territorio trapanese è talmente ricco di prodotti certificati, da detenere un record nazionale legato ai presidi slow food.
L’iniziativa vuole essere un’importante occasione per promuovere l’enogastronomia regionale in un’ottica di valorizzazione integrata del territorio nel suo insieme. Un modo in più per continuare a portare le più significative tradizioni culinarie ed enogastronomiche del trapanese nelle tavole di tutto il mondo ma non solo. Infatti, insieme ai prodotti e ai piatti tipici, la sfida principale è quella di far conoscere ed esportare anche il know how delle più vivaci realtà imprenditoriali del territorio che, già oggi, occupano un ruolo di leader sui mercati.
Da sempre, la buona tavola è il luogo ideale per l’ascolto e lo scambio di idee ed esperienze. Ed è proprio qui che si incontrano per il primo appuntamento di “Imprese per la Gola”, gli stakeholder imprenditoriali, le associazioni, le parti sociali, i policy maker. Un confronto accompagnato dagli odori e dai sapori della cucina dello chef Roberto Cascino che, per l’occasione, ha preparato tre gustosissime portate. Tre ricette straordinarie realizzate in poco tempo con ingredienti che da soli parlano di Sicilia. Per il primo piatto, i protagonisti sono: busiate, lumache, pesto alla trapanese rivisitato in chiave moderna, filetti di acciughe, pomodori secchi, ricotta salate, foglie di mandorle tostate, fior di sale di Trapani. Per il secondo piatto, un tortino serviranno: alici e triglie, una caponata di verdure con un agrodolce realizzato con il miele, una mousse di baccalà su patata croccante, polvere di terra di lumache, pane raffermo, e olio evo. Infine, un dolce tipico: le cassatelle siciliane preparate con una frolla a base di strutto, aroma di Marsala, cannella e salsa di biancomangiare.
Un tripudio di colori e di gusti che ci ricordano come la provincia di Trapani sia la più premiata in Italia per quanto riguarda i riconoscimenti Slow Food. Qualche esempio? L’aglio rosso di Nubia, la vastedda del Belìce, il sale marino artigianale, il pane nero di Castelvetrano, il pomodoro pizzutellu, il melone cartucciaru e il melone purceddu di Alcamo. Alcuni di questi prodotti eccezionali rischiavano di andare irrimediabilmente perduti se non ci fosse stato il lavoro sinergico tra imprese e istituzioni. Un ruolo cruciale è stato svolto dalla Regione Siciliana e dall’Assessorato alle Attività produttive. In particolare, è stato ripreso il discorso sui distretti produttivi e il concetto di filiera verticale e orizzontale che consentono o consentiranno in futuro, di aggredire i mercati e ristorare le imprese siciliane che ne fanno parte dando grande impulso alle economie del territorio.
Oggi, grazie anche alla voglia di fare impresa da parte di giovani siciliani, gli orizzonti di crescita della Sicilia si fanno sempre più ampi. Molti progetti, come quelli legati ad esempio ai grani antichi siciliani, da piccole realtà locali, da start up di nicchia, trovano oggi un respiro decisamente internazionale. Europa, Asia, America, Australia: il “Made in Sicily” oggi è nelle tavole di tutti i continenti. Ad attrarre compratori e clientela, è spesso la specificità del prodotto siciliano che si conosce e apprezza seguendo canali di conoscenza eterogenei. C’è chi lo fa da turista, chi da imprenditore, chi da rappresentante di associazioni o delle istituzioni. L’obiettivo comune resta uno: valorizzare la Sicilianità in tutte le sue forme. Solo così scoprirete piccole chicche. Come la polvere di terra di lumaca: un prodotto che, nonostante le premesse, ha sentori di mare, oppure il “fior di sale”, un prodotto pregiato, un velo di sale sottilissimo che si forma a pelo d’acqua nelle giornate senza vento e umidità. Un’altra curiosità? E’ molto sapido ma lo si percepisce solo nella parte anteriore del palato e non in quella posteriore. Lo sapevate? Oltre a queste “stranezze”, restano i grandi giganti del territorio ovvero l’olio prodotto anche dalla famosa nocellara del Belìce e il vino, il Marsala.
A proposito di mercati internazionali, vi siete mai chiesti quali siano i prodotti siciliani più conosciuti, acquistati e gustati all’estero? A rivelarlo, gli ambasciatori per l’internazionalizzazione di Confapi Sicilia. A Budapest, in Ungheria, potete trovare facilmente piatti di busiate accompagnati da buon vino di Sicilia. Immancabili, per i più golosi, i cannoli che arrivano in Ungheria anche come prodotto finito. Una new entry? La cassatina siciliana. A Cardiff, in Galles, la cucina e la cultura siciliana sono amatissimi. Tra le specialità più apprezzate la pizza e la pasta fatta con i grani antichi che acquistano o nei negozi specializzati o fanno a casa loro, a mano, seguendo le ricette dei siciliani emigrati. Infine, da segnalare, in Argentina, una rilevante produzione di vino Moscato molto apprezzato dai consumatori.
Insomma, le iniziative non mancano così come è innegabile la vitalità delle aziende siciliane sia sul territorio che oltre lo Stretto. Un motivo in più per conoscere, sostenere, interpretare e valorizzare il “Made in Sicily”.
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