Le preoccupazioni di Cia per il mondo agricolo, dall’impatto del conflitto in Ucraina ai conseguenti rincari delle materie prime e costi di produzione, gli effetti evidenti dei cambiamenti climatici, l’emergenza peste suina africana e fauna selvatica. Questi i temi della prima uscita a Bruxelles per il nuovo presidente nazionale di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, nel corso degli incontri istituzionali tra Commissione europea DG AGRI, Copa-Cogeca e rappresentanza permanente a Bruxelles, nell’ambito della due giorni di bilaterali.
”Non c’è tempo da perdere. L’Europa agricola deve contare di più nel dibattito interno e internazionale, incidere sulle scelte politiche per portare 10 milioni di aziende agricole fuori dalla più terribile crisi economica del terzo millennio” ha detto il presidente nazionale di Cia rivolgendosi a Maciej Golubiewski, Capo di gabinetto del Commissario all’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, bloccato a Ginevra per la riunione del Wto.
Punto a parte, la Direttiva sull’uso sostenibile dei pesticidi. Cia apprezza le misure per la difesa attiva, ma non convince il carattere vincolante del Regolamento, oltre alla mancanza di una chiara giustificazione scientifica alla base della Farm to Fork. Per Cia, favorevole al Genome editing e non agli OGM, serve apertura chiara alle tecniche di miglioramento genetico in ottica sostenibile. Il Piano Strategico nazionale per la Pac, con Cia pronta a collaborare per la revisione, deve essere ora più flessibile nella programmazione operativa e nelle misure ambientali. Quanto all’etichettatura nutrizionale, invece, Cia resta ferma sull’importanza di informare ed educare a una dieta sana ed equilibrata, e non condizionata nelle scelte di acquisto. Il prodotto agricolo va premiato e non penalizzato, come rischia di accadere per il comparto zootecnico e vitivinicolo, marginalizzati dai programmi di promozione.
Per Cia, le produzioni agricole europee vanno tutelate e protette, anche nel nuovo assetto del commercio internazionale, puntando sull’equilibro tra sicurezza alimentare e competitività delle imprese. Anche per questo, serve la voce forte dell’Europa su emergenze più interne al comparto agricolo, come per la peste suina africana, ora problema anche italiano, e che richiede più azioni, non solo monitoraggio, fondamentali a una riduzione importante del numero dei cinghiali. A rischio, non più solo la sicurezza pubblica e i campi, ma anche il settore zootecnico che solo in Italia produce 11 miliardi di fatturato e comprende prodotti di eccellenza tra cui 21 Dop e 12 Igp per un valore annuo complessivo di 1,6 miliardi di export. Bisogna tenerne conto anche nella revisione della Direttiva sulle emissioni industriali che potrebbe portare a ulteriori aumenti di costi e alla chiusura di aziende ad alto valore aggiunto.
LE CONCLUSIONI DEL PRESIDENTE FINI – “Dobbiamo lavorare insieme -ha ribadito il presidente nazionale di Cia- per un nuovo assetto delle battaglie politiche agricole Ue. Occorre rivedere la strategia per contrastare le speculazioni a danno dei produttori, in particolare quelli di grano, per tutelarli dalle pressioni sui mercati e sostenere tutte le imprese del comparto piegate da conti salatissimi, basti pensare al solo gasolio agricolo salito a 1,45 euro a litro, oltre che dalle perdite causate da pandemia e cambiamenti climatici, ultima la siccità di questi mesi. Serve unire le forze per una visione comune -ha concluso Fini- ripartendo dal valore dell’agricoltura, adesso più che evidente a tutti”.
GLI INCONTRI – A Bruxelles, il presidente nazionale di Cia ha incontrato anche la presidente del Copa-Cogeca, Christiane Lambert e il Segretario Generale, Pekka Pesonen; l’Ambasciatore, Pietro Benassi e la vicepresidente del Parlamento Ue, Pina Picerno.