Ortaggi, cereali e foraggi danneggiati e annegati, agrumi e ulivi spazzati e sradicati per il forte vento, grano a terra, fieno ammuffito e frutti caduti prematuramente. Il maltempo che si è abbattuto a maggio sulla Sicilia ha colpito violentemente l’agricoltura causando danni irreversibili.
A confermare l’eccezionalità (negativa) di quest’ultimo mese è stato il SIAS, il Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano: con una media di 124mm il maggio appena concluso è il più piovoso dal 1921, superando così di gran lunga il valore massimo precedente di 101 mm, risalente al 1966. Secondo i dati, 82 stazioni della rete SIAS su 94 prese in considerazione hanno superato il massimo valore precedente del periodo 2002-2022.
“Al di là dei problemi infrastrutturali e alla viabilità, sotto gli occhi di tutti, i danni all’agricoltura e la zootecnia non sono più calcolabili. Tante aree intere non sono ancora libere. E’ impossibile far pascolare gli animali e non si sa quando potremo entrare con i mezzi agricoli in alcuni terreni“. A dichiararlo è Marilina Barreca, proprietaria di un’azienda nel territorio di Geraci Siculo.
“Per quanto riguarda i cereali credo che l’annata sia andata quasi totalmente persa. Con il vento e la pioggia la maggior parte delle coltivazioni sono state distrutte“. Barreca conferma così l’allarme già lanciato da Coldiretti per il comparto cerealicolo, che ha avuto maggiori perdite soprattutto nel nisseno, dove le spighe sono a terra. La conta non si ferma qui e coinvolge gravemente anche le Madonie e il palermitano, dove a serio rischio ci sono anche nespole e uliveti. “Ad oggi – aggiunge Barreca – abbiamo serie difficoltà per l’approvvigionamento del foraggio. Non c’è una parte della Sicilia che si sia salvata. Se negli anni passati quando a Ragusa o a Gela non si produceva fieno chiamavano qui nel palermitano. Oggi questo non sarà possibile. Molti non hanno ancora falciato ma quando si farà sarà tardi. Si produrrà poco e un prodotto di scarsissima qualità. Non avremo nessuna possibilità di dare sostegno ad altri, anzi servirà a noi“.
Le belle e soleggiate giornata primaverili sembrano un lontano ricordo. Come evidenziano i numeri SIAS, 28 giorni su 31 le piogge non hanno risparmiato nessuna parte della Sicilia. Altra eccezione abbastanza anomala è la disponibilità idrica. Un paradosso se si considera che da secoli una delle battaglie principali dell’Isola è proprio la lotta alla siccità. Infatti, in 2 giorni (8 e 15) non c’è stata parte della regione che sia rimasta all’asciutto. “Gran parte di quest’acqua andrà persa. Gli invasi che dovrebbero accoglierla non sono stati adeguati in tempo per le abbondanti piogge“. Ha dichiarato Marilina Barreca.
Il numero medio regionale dei giorni piovosi è pari a 11, variabile tra i 17 registrati sulle stazioni in quota sui Nebrodi e i 6 giorni registrati a Pachino (SR). L’accumulo massimo mensile sulla rete SIAS con 361,2 mm è stato registrato dalla stazione Antillo (ME), dove giorno 2 è stato registrato anche il massimo giornaliero con 205,4 mm. Tutte le stazioni SIAS hanno superato i valori normali del mese, con anomalie percentuali spesso così elevate da apparire fuori scala, come nel caso della stazione Aidone (EN), che ha registrato un valore 26 volte superiore alla norma, 248 mm a fronte di un valore normale di 9,2 mm del periodo 2002-2022 per il mese di maggio.
Le piogge ininterrotte di questi lunghi giorni sono l’ennesimo segno del cambiamento climatico in atto. Il SIAS, al termine del suo rapporto, sottolinea come si tratti “di situazioni in corso di valutazione, anche per la disomogeneità spaziale con cui hanno interessato il territorio”. Si parla dunque di un’intera annata da dimenticare per il settore, con un’altissima percentuale di perdite.