(di Lisa Sanfilippo) Buone notizie per tutti i produttori e consumatori italiani di pasta: è stato firmato oggi dai ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda il decreto sull’obbligo di indicazione in etichetta dell’origine del grano per la pasta.
La nuova disposizione prevede la sperimentazione per due anni del sistema di etichettatura, secondo la norma già in vigore per i prodotti lattiero caseari. L’Italia dunque, con questo decreto e con quello analogo firmato sempre oggi sull’origine in etichetta del riso, si pone all’avanguardia in Europa con misure concrete ed importanti nell’ambito della trasparenza e della salvaguardia.
«L’obbligo di mettere in etichetta l’origine del grano e del riso nei prodotti commercializzati – ha detto l’assessore regionale all’Agricoltura Antonello Cracolici – è una grande conquista che consentirà la scelta dei consumatori sui prodotti acquistati, avendo piena consapevolezza di quali siano i luoghi di produzione della materia prima; ma anche una grande notizia per produttori che potranno scommettere su una tutela più forte del valore della biodiversità, per difendere con maggiore efficacia la qualità dei prodotti autoctoni. Anche così proteggeremo il made in Italy, rendendo sempre più importante anche il ruolo delle produzioni siciliane».
«Le nuove disposizioni sono anche un messaggio politico forte all’Europa che ancora indugia sulla normativa che riguarda le indicazione di origine in etichettatura e sull’iter del “Made in”, questioni per le quali ci battiamo da tempo» ha affermato in una nota Michela Giuffrida, membro della Commissione per l’agricoltura e lo sviluppo rurale del Parlamento europeo. «I numeri dell’export dell’agroalimentare italiano, settore trainante della ripresa economica – continua la parlamentare europea – dimostrano la voglia di Made in Italy nel mondo e la richiesta dei consumatori globali di puntare su prodotti la cui provenienza sia certa. La maggiore sfida del comparto agroalimentare italiano è proprio quella della trasparenza sulle materie prime utilizzate che costituiscono valore aggiunto nell’ambito degli accordi commerciali. Oggi l’Italia, con una azione già concretizzata dal ministro Martina sul settore del lattiero caseario, riafferma la volontà politica di continuare su un percorso finalizzato a fornire le più complete informazioni ai consumatori che chiedono, e hanno il diritto, di sapere cosa acquistano. I decreti varati oggi sono uno strumento importante anche per tutelare la sicurezza alimentare perché il grano che arriva dal Canada, per esempio, ha livelli di micotossine di gran lunga superiori a quello coltivato in Italia».
Nello specifico il decreto sull’origine del grano prevede che le confezioni di pasta secca prodotte in Italia debbano obbligatoriamente indicare in etichetta sia il nome del Paese nel quale il grano viene coltivato, sia con il nome del Paese dove è stata effettuata la molitura. Inoltre, se le due fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi non Ue, Paesi Ue e non. Se il grano duro poi è coltivato almeno per il 50% in un solo Paese, come ad esempio l’Italia, si potrà usare la dicitura: “Italia e altri Paesi Ue e/o non Ue”.
Analoga la norma per il riso: sull’etichetta devono essere indicati il Paese di coltivazione del riso, il Paese di lavorazione e il Paese di confezionamento. Anche per il riso, se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi Ue, Paesi non Ue, Paesi Ue e non Ue.
Inoltre, le indicazioni sull’origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.
I provvedimenti prevedono una fase di 6 mesi per l’adeguamento delle aziende al nuovo sistema e per lo smaltimento delle etichette e delle confezioni già prodotte.
«È un passo storico – ha dichiarato il ministro Maurizio Martina – che abbiamo deciso di compiere in attesa della piena attuazione del regolamento europeo 1169 del 2011. Puntiamo così a dare massima trasparenza delle informazioni al consumatore, tutelare i produttori e rafforzare i rapporti di due filiere fondamentali per l’agroalimentare Made in Italy. Con questa decisione l’Italia si pone all’avanguardia in Europa sul fronte dell’etichettatura, come chiave di competitività per tutto il sistema italiano. Chiediamo con ancora più forza oggi all’Unione europea di fare scelte coraggiose, di dare ai cittadini e alle aziende risposte concrete. Tanto più davanti alla conclusione di accordi commerciali internazionali che rappresentano un’opportunità da cogliere e che dovranno essere accompagnati da scelte sempre più forti per la trasparenza e la massima informazione in grado di unire al meglio protezione e promozione delle nostre esperienze agroalimentari».