“Dopo una spinta verso l’alto che faceva ben sperare per poter compensare il calo delle rese e l’aumento vertiginoso dei costi di produzione, negli ultimi giorni il prezzo del grano ha iniziato ad andare giù. E questo preoccupa i nostri produttori, il cui destino potrebbe anche essere deciso dalle speculazioni internazionali”. A dichiararlo è Luca Basset, direttore della Cia Sicilia Occidentale Palermo/Trapani, nel pieno della campagna di raccolta, soprattutto nella zona madonita.
La settimana scorsa il mercato di Foggia, piazza di riferimento per i produttori siciliani, ha mostrato i primi segni di ribasso: il grano duro fino ha perso 18 euro per tonnellata, oscillando tra un massimo di 562 e un minimo di 557 euro. Prezzi che, nel caso dei produttori siciliani, devono essere erosi di un’altra manciata di euro per i problemi legati all’insularità. “Per i produttori siciliani – aggiunge Basset – si tratta sempre di prezzi non remunerativi. Si fa sempre sentire la dura concorrenza del grano estero, come quello canadese, che viene coltivato con l’uso di prodotti chimici vietati nel nostro paese. Leggiamo, tra l’altro, di stime che parlano di un raddoppio della produzione nel 2022 per il grano canadese. Per questo chiediamo alle istituzioni regionali e nazionali di intervenire in maniera incisiva su quella parte che riguarda i costi di produzione per compensare le eventuali perdite”.
Secondo i dati raccolti finora dalla Cia Sicilia Occidentale, la produzione locale accusa un calo che oscilla tra il 30 e il 50 percento, dovuto alle condizioni climatiche avverse a partire dall’autunno scorso: i campi allagati hanno influito sulla fase di semina. Poi la siccità durante l’inverno e la primavera e il caldo torrido di giugno hanno compromesso la resa delle piante. La qualità resta comunque buona, con livelli di proteine nella normalità. Il secondo problema è poi arrivato dall’aumento dei costi di produzione, dai concimi al carburante agricolo, con prezzi in alcuni casi più che raddoppiati.