Il costo della pasta è aumentato del 24% nell’ultimo periodo. Rincari che non sono in linea con l’andamento delle quotazioni del grano duro.
All’Università degli Studi di Palermo è stato presentato il convegno “I grani duri antichi siciliani: innovazioni agronomiche ed economiche”, nell’Aula Magna “Gian Pietro Ballatore” del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali. Un evento di approfondimento dei progetti Fisipro e Sfinge, approvati e finanziati con il contributo della Regione Siciliana nell’ambito del programma di sviluppo rurale 2014-2022.
Evento che si trova ad essere l’occasione per fare un focus sui grani duri antichi siciliani. Grano, mais, avena, orzo, farro, sono 52 le varietà di grani duri e non. L’adattamento al territorio e al clima nel quale si sono evolute ne rende facile la coltivazione senza dover ricorrere all’uso di pesticidi, erbicidi, concimi chimici, con un impatto ambientale nullo.
“Si parla di oscillazioni di mercato che non giustificano quello che è oggi il prezzo del grano siciliano con un aumento spropositato del trasformato. A causa del caro prezzi e il caro energetico, anche il trasformato acquista un valore e umilia le produzioni dei coltivatori siciliani che con grande fatica e disservizi continuano a mantenere impegni produttivi. Motivo per il quale in queste ore stiamo riaccendendo la tax force attraverso il Ministero dell’Agricoltura e il Corpo Forestale per verificare i grani che arrivano nei porti siciliani che fanno abbassare e creano una disparità di mercato con il prodotto siciliano“, ha affermato Luca Sammartino, assessore all’Agricoltura, dello Sviluppo Rurale e della Pesca Mediterranea.
Quasi i due terzi della produzione siciliana viene lavorata e trasformata fuori dalla nostra regione, i piani di investimento saranno finalizzati al ciclo di trasformazione del grano in Sicilia. L’impegno del governo è quello di accompagnare la filiera cerealicola affinché questa possa chiudersi qui da noi.
“Valorizzare e proteggere quella che possiamo definire una delle eccellenze del patrimonio della nostra terra, soprattutto nelle ore in cui nei nostri porti siciliani arrivano le navi da altri paesi con grani che non hanno non solo la nostra tradizione ma soprattutto il nostro valore nutraceutico e la nostra qualità produttiva. Il grano siciliano deve avere un nuovo momento di rilancio, con la trasformazione del prodotto in Sicilia ma soprattutto con l’utilizzo di un brand che non è soltanto un brand economico, ma che deve essere qualitativo. Prodotto che non solo è fatto nella nostra terra, ma fatto dalla nostra biodiversità”, ha concluso l’assessore.
“Ogni prodotto che caratterizzi l’identità di un territorio e ne costituisce un fondamentale volano dello sviluppo e della produzione, è un asset da giocare. Il convegno approfondisce dinamiche correlate a tutto questo. La qualità della formazione agricola, l’organizzazione delle aziende agricole, la competitività del mercato, la qualità fondamentale del prodotto. Su tutto questo occorre approfondire stimolando quella tendenza positiva che si registra in Sicilia, di un sempre maggiore avvicinamento dei giovani al mondo dell’agricoltura e delle aziende produttive in questo settore“, ha affermato il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.