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Google Calendar cancella Pride Month e Black History Month. Bug o strategia politica?
di Alexsandra Taormina

Cari marketer, social media manager e affezionati della calendarizzazione ossessiva, preparatevi perché questa news è una di quelle che fanno discutere (e non poco). Google Calendar ha deciso di fare pulizia e ha eliminato dal suo calendario ufficiale eventi culturali come il Pride Month, il Black History Month e il Women’s History Month. Ora, la domanda è: errore di sistema o mossa strategica?

Cos’è successo a Google Calendar?

Fino a qualche settimana fa, se aprivi Google Calendar e selezionavi il calendario delle festività statunitensi, tra le varie ricorrenze trovavi anche eventi legati alla diversity e all’inclusione, come il Mese della storia afroamericana e quello dedicato alla comunità LGBTQ+. Poi, puff… spariti.

La risposta ufficiale di Google? Troppa fatica aggiornare manualmente così tante ricorrenze per diversi Paesi. Un problema di sostenibilità, dicono. Da metà 2024, l’azienda ha deciso di limitarsi alle sole festività pubbliche e alle osservanze nazionali fornite da timeanddate.com. Quindi, se vuoi ancora tenere traccia di questi eventi, devi aggiungerli a mano.

Peccato però che Columbus Day sia rimasto dov’era.

Diversity e Big Tech: marcia indietro in corso?

Se fosse solo una questione di gestione tecnica, potremmo anche crederci. Ma c’è un dettaglio che non passa inosservato: questa scelta arriva in un momento in cui molte aziende della Silicon Valley stanno facendo retromarcia sulle politiche DEI (Diversity, Equity & Inclusion).

Google, ad esempio, ha ufficialmente smesso di imporre obiettivi di diversity nel recruiting e ha eliminato alcuni programmi di formazione inclusiva. Apple sta rivedendo le proprie politiche, e in generale, si respira un’aria di “neutralità strategica” per evitare guai politici. Coincidenza?  Questo “decluttering” del calendario avviene proprio mentre l’amministrazione Trump (sì, è tornato) sta smantellando le politiche sulla diversità nelle istituzioni pubbliche. Un po’ come dire: “Se le aziende tech vogliono evitare problemi con Washington, meglio non calcare troppo la mano su certe tematiche”.

Google, però, nega ogni agenda politica. “Continueremo a celebrare questi eventi su altre piattaforme”, hanno dichiarato. E in effetti, Black History Month ha avuto il suo Doodle su Google Search e una playlist su YouTube Music.

Ma siamo sicuri che basti un logo carino e due canzoni di Beyoncé per compensare la sparizione dai calendari ufficiali?

Pride Month e Black History Month spariti, ma Columbus Day no

Ora, il vero mistero è un altro. Se l’obiettivo era snellire il calendario e lasciare solo le festività pubbliche, come mai il Columbus Day è rimasto lì come se niente fosse?

Negli USA, Columbus Day è da anni una festività controversa, tanto che molte città l’hanno sostituita con l’Indigenous Peoples’ Day per riconoscere le ingiustizie subite dai nativi americani. Ma nel calendario ufficiale di Google Columbus Day c’è ancora, mentre il Black History Month no.

Cosa significa questa mossa per il digital marketing?

Da un punto di vista pratico, chi vuole avere il Pride Month o il Black History Month su Google Calendar può aggiungerli manualmente. Ma è il gesto che conta. Le big tech hanno sempre avuto un ruolo chiave nel dare visibilità a queste celebrazioni, facendole diventare mainstream attraverso eventi digitali e iniziative corporate.

Adesso, invece, sembra che il vento stia cambiando. Rimuovere un evento dal calendario non significa cancellarne l’importanza, ma cambia la percezione del suo valore.

E quando una piattaforma con miliardi di utenti decide di dare meno spazio a determinate tematiche, il messaggio arriva forte e chiaro.

Conclusione: piccola modifica, grande impatto

Non serve essere complottisti per capire che la scelta di Google avrà ripercussioni. Oggi è una semplice rimozione dal calendario, domani potrebbe essere qualcosa di più. Se le aziende tech decidono di non esporsi più su temi come la diversity, possiamo aspettarci una progressiva normalizzazione di questa “neutralità strategica”. Ma il punto è: essere neutrali, in un mondo polarizzato, è davvero possibile?

Nel frattempo, se vuoi che Google Calendar ti ricordi che a giugno c’è il Pride Month… meglio segnarlo da solo.

 

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