(di Angela Sciortino) Gli ispettori hanno dato l’ok. Inviati dalle autorità cinesi, terrorizzate dalla eventualità di introdurre in Cina la mosca mediterranea della frutta (e di altri per loro temibili e sconosciuti parassiti delle colture agrarie), sono arrivati in Sicilia per verificare che le procedure e i sistemi di trattamento degli agrumi destinati al mercato extracomunitario fossero idonei a scongiurare qualsiasi possibile contaminazione (e successiva esportazione) con insetti nocivi e agenti patogeni.
L’esame, se così si può chiamare, è stato superato a pieni voti e il canale commerciale per gli agrumi siciliani si è così finalmente aperto. Con soddisfazioni per tutti. A cominciare dall’assessore Edy Bandiera che commenta: «Per l’agroalimentare siciliano si apre un mercato immenso e pieno di opportunità fatto di 1 miliardo e 290 milioni di potenziali consumatori. Si parte con un prodotto fortemente richiesto come gli agrumi che farà da traino e da cassa di risonanza per tutti gli altri prodotti della filiera agroalimentare siciliana».
A differenza del passato, poi, gli agrumi siciliani potranno essere trasportati anche per via aerea oltre che per via navale. Aspetto non secondario, questo. Perché invece che in 40-45 giorni la merce arriverà a destinazione in un paio di giorni con indubbie ricadute positive su freschezza e mantenimento delle caratteristiche organolettiche e nutritive. Che nel caso nel caso di un prodotto fresco sono davvero importanti.
«L’opportunità di trasferire la merce anche in aereo apre per gli agrumi siciliani anche i grandi canali del commercio elettronico e ci dà la possibilità di riprendere un discorso interrotto con Alibaba, la più grande piattaforma di e-commerce del mondo e che opera appunto in Cina», commenta Federica Argentati, presidente del Distretto Agrumi di Sicilia. Al Distretto hanno però un timore. Che una volta arrivati (e apprezzati) in Cina gli agrumi a marchio territoriale (Igp e Dop) possano essere legalmente contraffatti. Se non esplicitamente previsto negli accordi commerciali tra Ue e Paesi terzi, infatti, i marchi non sono né riconosciuti né tutelati.
All’incontro di due giorni fa hanno preso parte quattro ispettori siciliani e due cinesi che hanno effettuato una visita presso le aziende di commercializzazione per saggiare le tecniche di trattamento a freddo (Cold Treatment) e presso le aziende di produzione per verificare che siano rispettose di quelle metodiche di monitoraggio per tutti i parassiti da quarantena che vengono indicate specificatamente nel protocollo italo – cinese.
«Altre buone prospettive – dichiara l’assessore Bandiera – potrebbero presto presentarsi per l’agricoltura siciliana considerato che sono in corso altre due trattative per la definizione di altrettanti protocolli fitosanitari: una con il Messico per l’esportazione di produzioni vivaistiche presenti nell’area del Siracusano e l’altra con il Canada per l’esportazione del pomodoro». «Si tratta di nuove e importanti prospettive per alcune produzioni di pregio per la quali, grazie alla riconosciuta professionalità dei suoi Ispettori, il Servizio Fitosanitario Regionale ha avuto un ruolo determinante», afferma Vito Sinatra, Dirigente del Servizio Fitosanitario Regionale e di Lotta alla Contraffazione. Il Servizio regionale consta di circa 60 ispettori fitosanitari, di cui dieci appositamente formati ed iscritti in un elenco nazionale presso il Ministero, abilitati alla certificazione del cold-treatment, per l’esportazione degli ortofrutticoli nei diversi Paesi terzi.