(di Angela Sciortino) Un tempo rubare la frutta o i prodotti dei campi era roba da poveracci. Oggi che alcune produzioni hanno raggiunto prezzi interessanti e che la crisi economica ha investito l’economia isolana con la disoccupazione che interessa ampie fette della popolazione, i furti dell’uva da vino e di quella da tavola cominciano a diventare un fenomeno diffuso e preoccupa i produttori. Nel caso dell’uva da tavola anche la diffusione del cracking che ha falcidiato la produzione potrebbe avere un ruolo importante: ci sono, infatti, contratti da rispettare con i committenti se non si vogliono pagare penali.
Il primo caso era stato denunciato a Pantelleria dove l’intera produzione dell’azienda De Bartoli del passito steso sui graticci in attesa di essere vinificato, sparì nel giro di una notte. La solidarietà degli altri produttori di passito dell’isola però per fortuna ha salvato l’annata per gli eredi di Marco De Bartoli.
Poi anche sull’Etna, dove il prezzo delle uve da mosto raggiunge anche i 65 euro al quintale, per contrastare e sventare sul nascere i furti dei grappoli sono arrivate le ronde organizzate dai produttori con i propri dipendenti. E per finire anche nelle campagne tra Agrigento e Caltanissetta, dove si coltiva la pregiata uva Italia, gli imprenditori hanno preferito affidarsi a società private di vigilanza per custodire i vigneti in attesa della vendemmia. Le zone più battute in queste ultime giornate dai ladri di uva sono quelle a ridosso del Canicattinese. In particolare le contrade Ramilia, Deliella, Grottarossa, Pilille, Menta sino a Roccella abbracciando i territori comunali di Delia, Serradifalco, San Cataldo e Caltanissetta.
«Spendo cento euro al giorno per pagare la vigilanza, ma nonostante questo qualche giorno fa i ladri hanno colpito ugualmente», ammette con amarezza Melchiorre (noto meglio come Marsello) Lo Sardo produttore di uva da mensa a Canicattì. I furti di uva da tavola, a sentire i racconti degli agricoltori, non sono una novità ma quest’anno paiono essersi presentati con maggiore frequenza tanto da indurre i produttori a cautelarsi vigilando essi stessi corroborati da squadre di vigilantes che controllano soprattutto durante le ore in cui nei campi non ci sono operai al lavoro.