di Joska Arena
Francesco Lollobrigida è la figura individuata dalla neo presidente del Consiglio Giorgia Meloni per ricoprire il ruolo di ministro dell’Agricoltura e della Sovranità Alimentare (ex Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali).
“L’agricoltura è uno dei pilastri della nostra Nazione. Un esempio di eccellenza da proteggere, un patrimonio inestimabile che costituisce il fulcro del marchio italiano“.
Queste le prime parole del neo ministro, che dopo il giuramento davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è recato nella sede del ministero dell’Agricoltura per il passaggio di consegne formale con il ministro uscente Stefano Patuanelli che si era insediato a via XX Settembre a febbraio 2021.
50 anni, nato a Tivoli, è tra i volti storici di FdI, cui ha aderito sin dalla sua nascita. Militante in area di destra sin dall’adolescenza, con una lunga esperienza nelle amministrazioni locali laziali. Consigliere comunale a Subiaco, consigliere provinciale di Roma e assessore del comune di Ardea. Nel 2010 entra nella maggioranza della Regione Lazio guidata da Renata Polverini e diventa assessore con deleghe alla Mobilità e ai trasporti. Nel 2018 viene eletto alla Camera dei deputati e diventa capogruppo di FdI, nomina poi confermata il 18 ottobre scorso.
Nel programma elettorale presentato alle elezioni nazionali da Fratelli d’Italia, l’agricoltura è definito “uno dei pilastri della nostra Nazione” da proteggere e sviluppare.
Nel cambio di nome del ministero è riassunto l’obiettivo principale del neo ministro: la difesa del Made in Italy dei prodotti agroalimentari, il rilancio delle produzioni di qualità, sostenendo in particolare i contratti di filiera (finanziati con il Pnrr), che garantiscano al produttore un prezzo di vendita equo e competitivo.
La valorizzazione e centralità della dieta Mediterranea, il No al Nutriscore, il contrasto ai cibi sintetici, oltre alla lotta all’italian sounding (su etichette e confezioni). Un piano nazionale di coltivazione che non può prescindere da contratti di filiera chiari (finanziati nel Pnrr).
Il nuovo dicastero, di concerto con l’esecutivo, dovrà affrontare tante sfide immediate.
In primis quella legata alla crisi internazionale ed energetica del settore agricolo, che vede l’aumento dei costi delle materie prime, della pandemia e ancora poi della guerra, che stà colpendo i lavoratori e le loro famiglie e tante imprese agroalimentari, mettendo a rischio la filiera centrale per le forniture alimentari delle famiglie italiane dai campi alla tavola.
Filiera che ha un valore stimato di 575 miliardi di euro, quasi un quarto del Pil nazionale, e che coinvolge circa 4 milioni di lavoratori e 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, 330mila realtà della ristorazione e 230mila negozi di vendita al dettaglio. Con un reddito netto delle aziende del settore è drasticamente sceso del 60%, con picchi in settori come la cerealicoltura, granivori e suinicoli che supera l’80% e saranno in media generale oltre il 30% le aziende che chiuderanno con un reddito negativo, mentre prima della crisi del 2022 le aziende con difficoltà di questo tipo erano il 7%.
Altro importante aspetto sarà l’elaborazione di un urgente “piano invasi” per il contrasto alla siccità per consentire l’efficientamento, la riqualificazione e il potenziamento delle reti idriche italiane. E per la realizzazione di nuovi e più potenti dissalatori per produzione di acqua a scopo agricolo. Grande attenzione sarà rivolta quindi nell’organizzazione e spesa dei fondi del Pnrr e dei 35 miliardi di fondi europei dedicati al settore per garantire concretamente la sovranità alimentare, ridurre la dipendenza dall’estero e ammodernare la rete logistica del comparto agricolo.
Altri ambiti su cui si focalizzerà il nuovo ministero saranno dedicati riduzione degli incidenti sul lavoro, la lotta alcaporalato, interventi rivolti al settore florovivaistico, alla ricerca e alla lotta alla fauna selvatica dannosa per le coltivazioni.