La carne coltivata no, ma gli insetti si. E’ ufficiale, il 29 dicembre scorso sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale i decreti che autorizzano la commercializzazione dei prodotti di quattro varietà di insetti diversi.
Verme della farina minore (Alphitobius diaperinus), larve gialle della farina (Tenebrio molitor), locuste migratorie e grilli domestici (Acheta domesticus). In forma essiccata, congelata o in polvere, non potremo gustare una bistecca di carne coltivata (clicca qui), ma da oggi possiamo produrre, vendere e acquistare cibi fatti con le farine di questi insetti.
Il decreto sul grillo domestico risale ad aprile dello scorso anno e per otto mesi il ministro ha sperato che per miracolo se ne potesse evitare la pubblicazione. Ma così on è stato, ecco che sulle tavole arriveranno cracker, barrette ai cereali, biscotti, pasta secca, salse, prodotti a base di patate, legumi e via dicendo, contenenti quattro “novel food”. Come riporta il sito del ministero della Salute, si tratta di nuovi alimenti o nuovi ingredienti alimentari, disciplinati dalla legislazione alimentare comunitaria con il Regolamento (Ce) 258/97. In altri termini, sono tutti quei prodotti e sostanze alimentari per i quali non è dimostrabile un consumo “significativo” al 15 maggio 1997 all’interno dell’Unione Europea (Ue), data di entrata in vigore del regolamento medesimo.
“Se l’Europa dice che è lecito acquistare e nutrirsi di insetti, il governo italiano sostiene che deve essere garantita anche la possibilità di non farlo“.
Un provvedimento europeo che rischia di minacciare, ancora una volta, l’agroalimentare siciliano. A fare la differenza tra la normativa italiana e quella europea, come recita l’articolo 2 di ogni decreto, è che i prodotti “devono essere posti in vendita in comparti separati, segnalati attraverso apposita cartellonistica”. Un obbligo che possiamo definirlo sicuramente di non poco conto, in quanto questo contribuirà ad evitare che il consumatore ignaro resti intrappolato nella rete del marketing.
Già un anno fa i panificatori si erano ribellati, rifiutando di utilizzare le farine non “tradizionali”. Secondo la normativa vigente (articolo 14 della legge n. 580 del 4 luglio 1967), infatti, il pane deve essere prodotto esclusivamente con farina di grano, acqua e lievito. Inoltre, ritengono anche che ormai da anni ci sia un attacco alle eccellenze gastronomiche italiane, da parte dei potentati economici esteri.
La tutela del made in Sicily, quindi è un aspetto chiave da sottolineare. La tradizione italiana e a maggior ragione quella siciliana poggia le sue radici sulle farine che vengono utilizzate e la farina di grano con il lievito madre ha dei risultati ben precisi e non possono essere sostituiti. “Con la farina di insetti non sarebbe la stessa cosa. Bisogna tutelare il prodotto fresco e siciliano in particolare, ricco di storia e tradizione“.