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Agricoltura, danni da fauna selvatica: approvata risoluzione in Senato
di Roberta Mannino

Cinghiali

È stata approvata al Senato, in Commissione Agricoltura, un’importante risoluzione sui danni provocati all’agricoltura dalla fauna selvatica.

 

Il documento, a cui ha fattivamente contribuito alla definizione il senatore Mino Taricco, contiene impegni puntuali per il Governo per fronteggiare quella che sta diventando una vera e propria emergenza in tanti territori.

 

«È stato un buon lavoro, culminato nell’approvazione di un documento con 21 impegni al Governo, su 13 dei quali quest’ultimo ha espresso parere favorevole, rimettendosi all’Aula per i restanti, ed approvato senza voti contrari. La crescita negli ultimi anni di fauna selvatica – in particolare il cinghiale su tutto il territorio nazionale ed altri selvatici in modo differenziato in molte zone – ed i conseguenti danni, stanno addirittura pregiudicando la possibilità di attività agricole e zootecniche in molte realtà territoriali».

 

«La crescita negli ultimi anni di fauna selvatica – spiega Taricco – in particolare il cinghiale su tutto il territorio nazionale ed altri selvatici in modo differenziato in molte zone, ed i conseguenti danni, stanno addirittura pregiudicando la possibilità di attività agricole e zootecniche in molte realtà territoriali. Per questo motivo abbiamo voluto, dopo un ampissimo ciclo di audizioni e di confronti, dare indicazioni forti e puntuali: dalle semplificazioni e uniformazione su tutto il territorio nazionale delle procedure in merito ai rimborsi dei danni, al ripensamento della gestione faunistica nel suo insieme, ed in particolare ai censimenti; dal recepimento su base nazionale dell’ampliamento dei soggetti coinvolgibili nelle azioni di controllo coordinate dal corpo di Polizia provinciale, di pubblici ufficiali o dipendenti pubblici incaricati del servizio, e realizzabili in coerenza con la Sentenza 21/2021 della Corte Costituzionale, ed il nuovo ruolo attribuibile in tal senso agli agricoltori sui propri fondi, senza dimenticare la definizione di un vero e proprio modello condiviso di controllo delle specie particolarmente dannose e più pericolose al fine di ridurre i danni e rendere la presenza di fauna selvatica sostenibile anche in territori meno antropizzati e più marginali».

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