Su 145 mila operai agricoli attivi in Sicilia, quasi la metà viene sfruttata in nero e più del 30% degli stessi “regolari” non raggiunge neppure contributi per 51 giornate lavorative all’anno. Situazione vergognosa che si potrebbe contrastare con gli strumenti per migliorare salari e tutele dei lavoratori contrattuati, ma anche per combattere caporalato e lavoro sommerso. Strumenti che esistono ma restano inattuati o fermi ai blocchi di partenza. Emblematico il caso dei contratti provinciali di categoria, in attesa di rinnovo ormai da sei mesiA denunciarlo sono Fai Cisl, Flai Cgil e Uila Uil che ieri hanno indetto a livello nazionale il “CPL DAY” per chiamare le organizzazioni imprenditoriali al tavolo delle trattative e dare risposte ai braccianti.
L’iniziativa è stata dedicata a Adnan Siddique, il 30enne pakistano che lavorava come manutentore di macchine tessili a Caltanissetta, ucciso a coltellate all’inizio dello scorso giugno per aver difeso i braccianti sfruttati dai caporali nella campagne tra Agrigento e Caltanissetta. Sul suo esempio poggia l’attuale richiesta, da parte delle tre organizzazioni di categoria dell’Isola alla Regione siciliana, di approvare una normativa contro lo sfruttamento criminale del lavoro che servirebbe a rendere ancora piu’ incisiva sul territorio la legge nazionale 199.
Per Fai-Flai-Uila Sicilia nella contrattazione provinciale vanno anzitutto previste misure per regolamentare il sistema degli appalti, monitorando la legittimita’ della concessione sia nei confronti del committente che dell’appaltante. Altra questione -chiave, quella salariale: “Non puo’ essere considerata solo come un elemento di costo – hanno sottolineato i rispettivi i segretari generali, Pierluigi Manca, Tonino Russo e Nino Marino – E’, invece, uno strumento che concorre all’incremento del reddito e perciò indispensabile per invertire il calo dei consumi, contribuire al rilancio del mercato interno e aiutare la crescita del Paese”.
Contro sfruttamento e caporalato, resta invece fondamentale nel rinnovo contrattuale la definizione del costo del trasporto degli operai agricoli sui luoghi di lavoro e la sua ripartizione con le aziende. Altro nodo da sciogliere, l’attuazione dell’accordo-quadro per contrastare molestie e violenza nel settore.
Indispensabile inoltre per i sindacati l’insediamento e la piena operativita’ degli Osservatori Regionali, per armonizzare i contratti provinciali, eliminando le differenze più eclatanti di inquadramento.
“Bisogna dare vita – hanno evidenziato Manca, Russo e Marino – a un unico organismo bilaterale per ciascun territorio provinciale in cui concentrare le funzioni attualmente distribuite nei diversi organismi e a cui attribuire anche nuovi compiti, valorizzando sempre piu’ il ruolo della bilateralità”.
Altra rivendicazione, l’attenzione sul tema della formazione: una sfida e un investimento per il futuro dell’agricoltura, insieme con la tutela della salute e della sicurezza.
Fai-Flai-Uila, inoltre, hanno rimarcato una netta opposizione a qualunque richiesta relativa ai salari di raccolta. Propongono invece di puntare sul salario di risultato/produttivita’ utile per stabilire incrementi economici ai lavoratori agricoli, beneficiando della detassazione.
Tra le altre richieste dei sindacati agricoli, il sostegno alla maternita’/paternita’ attraverso misure come il “bonus bebè“, il rimborso spese per asili-nido e/o per l’istruzione, il sostegno agli operai a tempo indeterminato che sono stati licenziati, a integrazione di quanto gia’ assicurato dall’Eban, l’ente bilaterale agricolo nazionale.
“Cia, Coldiretti e Confagricoltura – hanno concluso Pierluigi Manca, Tonino Russo e Nino Marino – avviino immediatamente la contrattazione con i sindacati per varare i rinnovi contrattuali. Vanno garantiti i diritti di una categoria che opera in un settore fondamentale per la Sicilia e per l’Italia e che durante la recente emergenza sanitaria ha ancora una volta dimostrato di essere indispensabile”.