Sono ancora tante le criticità irrisolte che interessano l’Esa, ente di sviluppo agricolo.
Nato con l’obiettivo di dare supporto all’agricoltura siciliana, partendo dalla viabilità rurale all’innovazione, fino ad arrivare alla ricerca ai servizi nel mondo agricolo. Nel corso della sua lunga storia, l’Ente ha accompagnato in maniera determinante la fase discendente della riforma agraria nell’isola, ponendo in essere una serie di significativi interventi sul territorio. Ma cosa è cambiato? O meglio ancora cosa è rimasto invariato?
Da circa 30 anni i dipendenti aspettano la stabilizzazione. Il consiglio di amministrazione ha fatto leva sull’articolo 9 della legge 400 esclusivamente per la parte che riguarda i dipendenti con contratto a tempo indeterminato trasferendoli negli organici della Regione. Sono in 350 i lavoratori in questa situazione.
I contratti mutati prevedono l’impiego degli operai precari dell’Esa per sole trenta giornate lavorative annue e che sono in contrasto con precedenti accordi siglati con le organizzazioni sindacali di categoria.
Circa 130 lavoratori di ruolo sono senza contratto regionale e l’ultimo applicato risale al periodo 2006-2009. Tante e continue le proteste dei dipendenti che ad oggi, da un anno dalla carica di commissario straordinario di Carlo Turriciano, non hanno trovato riscontro alle loro richieste.
L’assessore regionale all’Agricoltura Luca Sammartino è ben consapevole della scommessa che l’attuale governo regionale vuole intestarsi con un ruolo attivo di rimodulazione delle funzioni dell’ente e si avvarrà anche dell’esperienze del suo dirigente generala Dario Cartabellotta per perfezionare i contorni dell’agibilità. Anche perchè proprio nell’ultima legislatura l’Esa fu al centro della prima vera e propria contesa tra Nello Musumeci e Gianfranco Micciché. Il primo da Palazzo d’Orleans premeva per una riforma organica e strutturale, il secondo propendeva per un contenimento dei cambiamenti. Adesso non è più tempo di riflessione, ma di scelte.