Sono la crisi idrica e la tutela del suolo per la prevenzione e i rischi connessi alla siccità i temi della prima del ciclo di manifestazioni che la Cgil siciliana ha organizzato per chiedere al governo regionale interventi concreti e immediati sui problemi della Sicilia e dei siciliani. La manifestazione si terrà dopodomani, 16 ottobre, a Enna, a partire dalle 10, nei pressi della diga Nicoletti.
Il sindacato individua infatti nelle dighe uno dei corpi idrici fondamentali destinati ad assumere sempre più rilevanza, soprattutto per le aree interne. Prevista anche la partecipazione di sindaci del comprensorio, di tutti gli schieramenti politici, dell’assessore regionale all’agricoltura Salvatore Barbagallo, del commissario per l’emergenza idrica Dario Cartabellotta e di esponenti dei sistemi di gestione idrica di Enna e Agrigento e dei consorzi di bonifica.
Il sindacato guarda al modello pugliese per una nuova gestione del sistema idrico in Sicilia. Puntando innanzitutto a una riforma della governance che “superando l’attuale frammentarietà di gestione e competenze – dice il segretario generale della Cgil Sicilia, Alfio Mannino – consenta l’attuazione di importanti progetti per affrontare i problemi strutturali che concorrono a generare le continue emergenze legate alla mancanza di acqua, problema che grava sui cittadini, sull’agricoltura, sull’allevamento, sull’intero apparato produttivo“.
“Servono innovazione e azioni virtuose – dice il documento Cgil alla base dell’iniziativa di mobilitazione – per la tutela della risorsa acqua e per il benessere dell’intero ecosistema, messo a rischio dai cambiamenti climatici”. Indicate come “necessarie” anche riforme come quelle della forestazione e dei consorzi di bonifica. In Sicilia nel 2022 si è registrata una dispersione del 51,6%, pari a un volume di 339,7 milioni di metri cubi di acqua sprecata (Istat), con punte in alcuni territori del 60%. Solo il 61% dei 5 milioni di abitanti è servito da un impianto di depurazione, il 71,5% nei comuni capoluogo. Il 75% degli impianti siciliani scarica in torrenti e fiumi, il restante 25% in mare. De 463 impianti di trattamento delle acque reflue urbane, il 17% non è attivo e dei 388 attivi solo il 17,5% opera con autorizzazione allo scarico in corso di validità“.
“La Regione – osserva la Cgil – parla di perforazioni, fa annunci sui dissalatori e intanto non riesce neanche a gestire i 29 invasi artificiali monitorati dall’Arpa per usi irrigui, civili o per la produzione di energia elettrica“. Servono dunque, per la Cgil, interventi urgenti: “Una nuova governance per i superamento della frammentarietà del sistema idrico e acquedottistico e la messa in campo di interventi strutturali su invasi, reti idriche colabrodo, completamento di dighe, messa in sicurezza degli approvvigionamenti nelle aree più a rischio siccità“.
Ma serve anche una “strategia di sistema con azioni di tutela dal rischio idrogeologico e di conservazione del territorio, a partire da un grande piano di riforestazione- sottolinea Mannino- e di messa in sicurezza dagli incendi. Difesa del suolo e difesa della risorsa idrica – conclude Mannino – sono due cose che marciano insieme. Saremo con i lavoratori, le lavoratrici e i cittadini tutti che patiscono l’attuale situazione, con i sindaci che si ritrovano quotidianamente ad affrontare emergenze che possono essere superate solo attraverso interventi strutturali e riforme“.