(di Angela Sciortino) Da non crederci. A Pachino, la patria del pomodoro di qualità che ha conquistato l’Igp, al supermercato ieri il pomodorino si vendeva a 1,39 euro. Non era quello prodotto a Pachino, però. E nemmeno in Sicilia. Aveva fatto migliaia di chilometri, quasi 4mila, e veniva dal Camerun. Al mercato all’ingrosso il pomodorino siciliano, invece, non trova mercato, tant’è che i produttori sono costretti a svenderlo per 40-40 centesimi al chilo. C’è pure chi, a questo prezzo, preferisce non raccoglierlo.
La rabbia e lo sdegno degli agricoltori siciliani, di quelli di Pachino e della fascia trasformata del Sud della Sicilia, è immaginabile. Si chiedono come è possibile che si verifichi un paradosso simile che non solo li danneggia dal punto di vista economico, ma che li mortifica e li demotiva psicologicamente.
Chiamato in causa l’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera ha dichiarato: «Quanto accaduto è il risultato di accordi scellerati tra l’Unione Europea e Paesi Terzi nei quali troppe volte la nostra agricoltura è utilizzata come merce di scambio rispetto a prodotti di altri settori». «L’ultimo accordo di partenariato economico tra il Camerun e l’Unione Europea – ha aggiunto – risale al 2016 ed a fronte dell’esportazione di 1.760 prodotti europei, prevede l’ingresso di prodotti camerunensi. Molti accordi Ue-Paesi terzi devono essere assolutamente rivisti poichè danneggiano le aziende e accanto a questo pongono il serio problema del controllo dei quantitativi nazionali. Mi chiedo se, chi oggi è deputato ai controlli, riesca realmente a determinarne il quantitativo senza che si sfori in maniera incontrollata sugli ingressi».
Per restare in tema di controlli, alcuni giorni fa l’assessore Bandiera, cogliendo i segnali di una crisi dirompente, aveva convocato i quindici sindaci della fascia trasformata, e in quell’occasione aveva comunicato di aver dato il mandato, per la parte di propria competenza, di avviare controlli serrati sui prodotti in ingresso in Sicilia e nella Gdo (Grande Distribuzione Organizzata). Sempre nei giorni scorsi, inoltre, agenti del Nucleo Operativo Regionale del Corpo Forestale Siciliano hanno sequestrato, nello stretto di Messina, una partita di arance che stavano entrando nell’Isola, spacciate come arance rosse di Sicilia. Non lo erano e pertanto sono state sequestrate, sono scattate le denunce ed elevati dieci verbali.
«Ereditiamo una macchina dei controlli non pienamente efficace – ha continuato Bandiera – ma è nelle intenzioni di questo governo regionale potenziare i controlli, rendendoli efficienti ed organici».