(di Luigi Noto) Fari puntati sulla zootecnia siciliana. Sono bastate un paio di manifestazioni di protesta per accedere i riflettori e l’attenzione sull’attività che da sempre la politica ha considerato la cenerentola del settore agricolo.
A sentire il governatore Musumeci, pare che il comparto potrà contare da ora in avanti su una interlocuzione attenta e costante da parte del governo regionale. In Giunta – si legge in una nota dell’ufficio stampa della presidenza della Regione – sta per essere approvata una delibera che prevede l’istituzione di un Tavolo tecnico permanente che vedrà insieme tutte le organizzazioni di categoria degli allevatori e gli assessori dell’Agricoltura, della Salute e i dirigenti dei rispettivi dipartimenti.
Non solo di prezzo del latte si è parlato nell’incontro organizzato ieri, 19 febbraio, a Palazzo d’Orleans dal presidente della Regione Nello Musumeci, alla presenza degli assessori all’Agricoltura Edy Bandiera e alla Salute Ruggero Razza e con i rispettivi dirigenti generali Carmelo Frittitta e Maria Letizia Di Liberti.
Nell’occasione, forse unica da qualche anno a questa parte, i rappresentanti di Cia, Coldiretti, Confagricoltura, Copagri, l’Unione allevatori siciliani e Associazione italiana allevatori hanno potuto mettere in risalto tutte le criticità di un settore che, oggi più che mai, è messo a dura prova da una concorrenza straniera. Quella che, tra le altre cose, gode di benefici fiscali che hanno un effetto devastante per le produzioni siciliane. Prima fra tutte la Romania dove il fisco incide mediamente per il 7 per cento, mentre in Italia raggiunge il 67 per cento. «Ne consegue – hanno sottolineato gli allevatori – che il costo del latte sia tre volte inferiore rispetto al nostro».
Negli interventi, rivendicazioni e proposte a 360 gradi: dalla richiesta di una maggiore attenzione per la zootecnia di alta montagna che soffre di disagi maggiori, a una nuova regolamentazione delle vaccinazioni, dall’esigenza di strumenti in grado di dare risposte in campo occupazionale ai giovani alla necessità di puntare sui formaggi Dop e bio. E qui si comincia a delineare la grande debolezza del comparto. La quota del latte ovino destinata a Dop è, infatti, solo del 6-8 per cento e le produzioni (decisamente limitate) riguardano la Vastedda della Valle del Belice (52.161 forme), il Pecorino siciliano (8.078 forme) e il Piacentinu ennese (12.534 forme).
La Regione – hanno assicurato Musumeci e Bandiera – su alcuni di questi temi, è già vigile. Verrà infatti data priorità, nei prossimi bandi del Psr, proprio alle micro-imprese giovanili e alle zone montane svantaggiate. A disposizione, in totale, ci sono risorse comunitarie per quasi 140 milioni di euro. Unanime la richiesta – prontamente accolta – di cominciare un confronto costruttivo con la Regione.
«È chiaro – ha sottolineato il governatore Nello Musumeci – che si tratta di un comparto rimasto in passato ai margini dell’agenda politica, ma da oggi gli allevatori non si debbono sentire più soli. Per tutti quei problemi che sono di nostra diretta competenza ci confronteremo fino a quando riusciremo a trovare una soluzione, per gli altri eserciteremo un’azione di pressione, a cominciare dall’incontro previsto domani a Roma al ministero delle Politiche agricole al quale, però, è stata invitata solo la Sardegna. Se, come probabile, non potremo parteciparvi ne solleciteremo uno dedicato appositamente alla vertenza zootecnica in Sicilia».
Una cosa è stata messa in chiaro, però: il governo regionale non potrà operare interventi che si configurerebbero come una violazione delle norme comunitarie. Ma da subito – è una delle soluzioni emerse – potrà portare avanti un’azione di promozione dei prodotti caseari. Ed emerge la necessità di fare rete, di superare gli steccati dell’individualismo rivelatosi dannoso, con uno sguardo in tal senso alle regioni virtuose con solide tradizioni di allevatori, come Piemonte e la stessa Sardegna, diventate protagoniste del mercato e avvantaggiate, per questo loro ruolo, nella interlocuzione con il governo centrale.
Un appello che, in questo senso, il governatore ha rivolto ai 400 caseifici dell’Isola. «Un bel capitale», l’ha definito Musumeci sollecitando l’avvio di una stretta collaborazione «in un meccanismo che assicuri una rigorosa vigilanza sul rispetto delle regole da parte di tutti, escluda chi non si attiene ai patti e che a tutti porti benefici».
Sul tema della sanità veterinaria è intervenuto l’assessore Razza.«Non possiamo accettare – ha detto – che alcune pratiche di controllo sul bestiame siano presenti solo in Sicilia e non nelle altre regioni: al governo nazionale stiamo chiedendo un progressivo allineamento con il resto della Penisola e un trattamento uniforme».
«Per la prima volta – ha ricordato l’assessore Bandiera – il Documento di programmazione economica e finanziaria della Regione ha dedicato ampio spazio alla zootecnia ipotizzando un modello di sviluppo a vocazione agricola. La terapia è la qualità, vero valore aggiunto delle nostre produzioni».