(di Luigi Noto) Un paio di anni ancora e poi i vini della Doc Sicilia saranno garantiti anche dal contrassegno di Stato, la fascetta numerica che consentirà di tracciare tutte le fasi della vita di una bottiglia. Il contrassegno attualmente è obbligatorio solo per le Docg. Questo sistema di garanzia, che è ormai patrimonio delle più importanti Doc italiane, consentirà alla Doc Sicilia di condurre in maniera completa il percorso dei controlli antifrode, offrendo una maggiore tutela sia alle aziende che ai consumatori.
La decisione di introdurre la fascetta rilasciata dalla Zecca di Stato è stata presa dal Cda del Consorzio di tutela vini Doc Sicilia che ha accolto le diverse richieste arrivate dai produttori. «L’iniziativa, è vero – ammettono al Consorzio – aumenterà i costi per le aziende, ma con questa decisione abbiamo preferito gli indubbi benefici che si avranno e di cui già le altre Doc italiane che hanno scelto questo sistema per tracciare le bottiglie. Sui tempi si è preferito programmare con largo anticipo cosicché le aziende possano dotarsi dei macchinari necessari».
La continua crescita della produzione di bottiglie Doc Sicilia, vendute in Europa e nel resto del mondo, se da un lato è un successo che premia il valore e la quantità generata dalle aziende vinicole, dall’altro espone al rischio di contraffazioni che provocano un danno economico e di immagine ai produttori.
«L’applicazione delle fascette consentirà anche di valutare l’andamento dell’offerta del prodotto per mantenere ad un giusto livello la retribuzione delle uve che gli agricoltori conferiscono alle cantine», osserva Filippo Paladino, vice presidente del Consorzio Doc Sicilia e vice presidente della Cantina Colomba Bianca. «Questo nuovo obbligo – continua Paladino – potrebbe essere percepito come un ostacolo dalle piccole aziende che devono attrezzare le loro linee di imbottigliamento con le macchine fascettatrici. Ecco perché credo che vada offerta alle aziende, attraverso i bandi Ocm investimento, una corsia preferenziale per l’acquisto dei macchinari».
Ma la fascetta numerica non sembra avere per i produttori della Doc Sicilia solo una finalità di controllo e garanzia dalle contraffazioni. A tal proposito, Lilly Ferro, dell’azienda Fazio Wines dichiara: «Il contrassegno di Stato sulla bottiglie è uno strumento in più per far capire al consumatore che si trova tra le mani un prodotto di qualità. Soprattutto all’estero avrà un impatto positivo sull’immagine. I consumatori di target medio alto, già molto attenti al packaging delle bottiglie, percepiranno come un valore aggiunto la presenza del codice numerico».
Pure le piccole aziende vedono di buon occhio questa novità nonostante l’impatto economico che avrà sui costi di produzione. Nino Di Marco, della cantina Terre di Noto (Doc Eloro) osserva: «So dall’esperienza della Docg Cerasuolo di Vittoria il cui territorio che confina con quello dove si trova la mia cantina, che questo sistema ha generato effetti positivi sia sul potenziamento dei controlli sia sul miglior posizionamento sul mercato dei loro vini. I produttori erano inizialmente diffidenti, ma i risultati ottenuti sono riusciti a far loro cambiare idea».
«La fascetta viene percepita dal consumatore come testimonianza di un prodotto migliore, pregiato e controllato», afferma Flora Mondello dell’azienda Gaglio Vignaioli. E continua: «Le piccole aziende non possono sostenere da sole i costi per le iniziative legate ai controlli di qualità: aderire quindi al sistema delle fascette della Doc Sicilia sarà un’opportunità per beneficiare di un servizio così importante».
La fascetta numerata stampata dalla Zecca, dunque sembra il sistema più collaudato per gestire meglio i controlli e garantire i consumatori. Ma presto potrebbe venire superata dalla tecnologia digitale della blockchain, la stessa che garantisce gli scambi delle criptovalute ma che già è stata scelta da qualche grande operatore del’agroalimentare per assicurare trasparenza e tracciabilità. Insomma presto potrebbe sostituire le etichette. E pure le fascette.