Una situazione emergenziale che non ha precedenti quella della Sicilia, che sta affrontando un’importante riduzione della disponibilità della risorsa idrica che in questo momento interessa alcune zone specifiche, ma dove, in ogni caso, è più che presente e lampante.
I quantitativi di acqua al momento in distribuzione sono stati progressivamente ridotti con l’intento di far bastare le risorse ancora disponibili. Questo è solo uno degli interventi tampone che secondo gli uffici del dipartimento regionale Acqua e rifiuti di viale Campania sono realizzabili nell’ambito delle risorse che ci sono e che devono essere eseguibili in un tempo abbastanza imminente.
Qual è la strategia che si sta attuando in questo momento? Allungare la vita utile di quelle fonti di approvvigionamento, questa sembra essere la chiave, nel tempo in cui si sta provvedendo ad eseguire una serie di interventi che potrebbero forse “sostituirsi” a quelle fonti che mancano o almeno lenire l’indisponibilità di risorse in questo momento fortemente presente.
Abbiamo visto come è stata necessaria la dichiarazione dell’emergenza idrica regionale sia sul fronte irriguo che su quello idropotabile. Con successiva richiesta di riconoscimento dello stato di calamità nazionale, cosa che il Consiglio dei ministri ha fatto agli inizi del mese di maggio scorso ed è stata poi adottata una ordinanza di protezione civile il 19 maggio scorso, con la quale il presidente della Regione è stato nominato commissario. La cabina di regia costituita è composta in parte da dirigenti regionali e in parte da docenti universitari che hanno il compito di supportare la struttura commissariale nella gestione del periodo emergenziale.
Il piano è sicuramente quello di mettere in atto delle opere che siano attuate in poco tempo.
Nell’ambito della propria attività proprio il capo della protezione civile ha intanto attivato una serie di tavoli periferici, costituiti uno per ogni provincia che consentono alla cabina di regia di avere un contatto con il territorio in maniera più diretta. Questi tavoli sono composti dal genio civile, dalla protezione civile e provinciale, le assemblee territoriali idriche, comuni e gestori del servizio idrico in generale.
Sulla base di quest’organizzazione tecnico-amministrativa è stato possibile definire un primo gruppo di interventi che sono stati sottoposti alla valutazione della Protezione Civile nazionale e che sono stati immediatamente approvati. Un gruppo di interventi che pesano allo stato una ventina di milioni di euro, quei fondi assegnati con l’ordinanza di protezione civile alla Regione Siciliana per fare fronte alle prime esigenze. Sempre con questi fondi la Regione ha prospettato un piano di opere eseguibili tutte in tempi rapidi dai due ai 5 mesi e che sono dirette a conseguire delle risorse idriche che fino a poco tempo fa non venivano utilizzate o non erano disponibili.
A fronte di questi interventi in dirittura d’arrivo sono stati già emessi provvedimenti amministrativi che consentono ai vari soggetti attuatori di poter provvedere e si stanno avviando i lavori in quelli che sono al momento una cinquantina di interventi. Quello che ci si aspetta, quindi, è il conseguimento di nuove fonti di approvvigionamento che consentano in parte di sostituire quelle che progressivamente stanno venendo meno.
Come abbiamo visto (CLICCA QUI) a fronte di una importante riduzione della piovosità media dati degli ultimi 10 anni, la Regione cosa sta facendo per il potenziamento delle infrastrutture idriche e per invertire questa dannosa tendenza? L’Assessorato regionale ai Servizi di pubblica utilità, guidato da Roberto Di Mauro, non sta di certo a guardare. Parallelamente, infatti, il dipartimento regionale ha programmato altre opere sulla base delle risorse messe a disposizione, prevedendo interventi per il miglioramento delle dighe e il totale riempimento e programmato anche nuovi dissalatori.
L’esigenza di razionare l’acqua prelevata dai serbatoi, quindi, risulta immediata, per mantenere quanto più a lungo possibile le scorte esistenti in attesa questi interventi programmati vengano completati e quindi si possa così conseguire la possibilità di utilizzare un ulteriore risorsa idrica che va a sostituire, anche se parzialmente, quella che manca. I serbatoi sono andati in esaurimento.
Le alte temperature degli ultimi anni hanno prosciugato completamente gli invasi rendendo la situazione idrica per nulla positiva. E considerati i termini di disponibilità idrica con i quali la Sicilia dovrà confrontarsi per il prossimo futuro, rispetto alla piovosità media, la crisi sta cominciando a diventare strutturale.
I territori maggiormente colpiti sono la provincia di Enna, Caltanissetta e Agrigento. A Trapani, Palermo e in parte anche Messina le condizioni non sono sicuramente migliori. Qui abbiamo ancora un numero di scorte un po’ più ampio ma ci sono delle sacche di crisi importanti anche in queste zone, sia a Palermo che a Trapani si è già operata una progressiva riduzione dell’acqua che viene distribuita all’utenza, non con dei tagli così massicci come sono stati operati nelle altre province.
Le ultime tre province, Catania, Siracusa e Ragusa sono marginalmente interessate da qualche fenomeno locale di indisponibilità idrica, generalmente hanno delle scorte sufficienti e che non lasciano destare particolari preoccupazioni.
Il problema della dispersione idrica è un problema reale in Sicilia, per perdita delle condotte o errato e cattivo utilizzo di queste, così tanto ampio che comporta la disponibilità di capitali e tempi così grandi e lunghi che non può essere risolto con dei provvedimenti di natura emergenziale. Oggi l’esigenza è quella di recuperare le risorse per potere garantire il miglior servizio possibile alla popolazione, una risoluzione che si deve operare in via strutturale e che passa attraverso l’eliminazione delle perdite e quindi il rifacimento delle reti di distribuzione lì dove sono fatiscenti.