Siccità severa e al Sud e nelle Isole, piogge abbondanti e prolungate al Nord. Questo non depone bene per la produzione italiana di ortofrutta, che vale oltre 16 miliardi di euro e rappresenta il 25% del totale della produzione agricola nazionale.
Giunge così un nuovo allarme dopo che, come già denunciato nelle scorse settimane, il caldo africano aveva investito l’Italia facendo scattare con 10-15 giorni di anticipo la vendemmia, ricordata come la più precoce di sempre. In quell’occasione a evidenziarlo era stata Coldiretti, in occasione dell’avvio delle operazioni di raccolta in provincia di Palermo a Contessa Entellina, con i primi grappoli di uve chardonnay nell’azienda agricola Di Giovanna in contrada Miccina. Confagricoltura, ora, mette in luce un altro importante settore che rischia di entrare in crisi. Per quanto concerne la frutta, infatti, siamo tra i maggiori produttori al mondo di mele e pere, pesche, albicocche, uva da tavola, meloni e kiwi. Il clima, tuttavia, sta influendo su calibro, quantità, conservabilità del prodotto, oltre al proliferare di fitopatie.
In Sicilia, regione di primo piano per la produzione di frutta, le imprese agricole sono alle prese con la peggiore crisi idrica di sempre, con interi frutteti ormai abbandonati. Siccità grave anche in Sardegna e in Puglia.
Preoccupa inoltre la flessione rilevante dei consumi di frutta estiva rispetto al passato. “Oltre al clima freddo al Nord, che ha condizionato le scelte e ritardato molto gli acquisti di frutta estiva, la causa – dichiara il presidente della Federazione nazionale Frutticoltura di Confagricoltura, Michele Ponso – è da ricercarsi nel potere di acquisto delle famiglie che sì è eroso in modo esponenziale. E la frutta è talvolta considerata un ‘di più’, mentre i giovani consumatori cercano lo snack veloce e pronto all’uso, prediligendo ad esempio i piccoli frutti, che quest’anno hanno avuto un buon andamento“.
C’è infine una concorrenza straniera che incide pesantemente: prodotti esteri venduti sui banchi della Gdo a prezzi molto bassi. “Prezzi che, alle nostre imprese, – conclude il presidente della Fnp Frutticoltura – non consentirebbero neppure di coprire i costi di produzione. A riguardo servono politiche mirate a tutela della filiera, con interventi immediati e strategie lungimiranti accompagnate da adeguate misure“.