(di Redazione) «Occorre rivedere il protocollo di legalità. Ci sono centinaia di piccole aziende agricole e zootecniche che sono praticamente sul lastrico a causa di paletti che, nel tentativo di colpire i grossi capitali, creano grandi problemi ai piccoli imprenditori». A dichiararlo è il deputato regionale del Movimento 5 Stelle Antonio De Luca, a margine dell’audizione in commissione antimafia all’Ars del sindaco di Troina Fabio Venezia. «Il protocollo Antoci – spiega De Luca – pur essendo un valido strumento di contrasto al fenomeno mafioso rurale, penalizza gravemente i piccoli imprenditori. Lo stesso sindaco di Troina Fabio Venezia, pur non disconoscendo la sua vicinanza ad Antoci, ammette che il protocollo di legalità voluto dall’ex presidente del Parco dei Nebrodi, non distingue tra chi mira ad ottenere un contributo economico di centinaia di migliaia di euro e chi, invece, spera di ottenere poche migliaia di euro che gli consentano di mantenere in vita la propria azienda. Il comparto dei piccoli allevatori risulta quindi ulteriormente vessato da una burocrazia ingiusta che ritarda o impedisce l’ottenimento dei contributi, nonostante sia evidente che il fenomeno mafioso non guarda mai ai piccoli contributi. Sul fronte della lotta alla mafia, inoltre, è apparso evidente che il cambio di vertice del Parco dei Nebrodi voluto da Musumeci non ha prodotto alcun risultato».
«Mi farò portavoce con il Governo nazionale – spiega ancora De Luca – affinché le richieste di contributo di modesto valore siano escluse dalla verifica dell’interdittiva antimafia, poiché in questi casi è evidente l’assenza di interesse da parte delle consorterie mafiose. Mi impegnerò affinché lo Stato stia accanto alle piccole aziende agricole e zootecniche che hanno sempre più difficoltà a sopravvivere e rendere economicamente sostenibile essere in regola. I protocolli di legalità devono diventare efficienti ed efficaci nel contrastare la mafia, ma al contempo – conclude De Luca – non devono rendere difficile la vita dei piccoli produttori che aspettano l’erogazione dei contributi per avere respiro».