Le quotazioni del caffe arabica sono aumentate dell’80% mentre quelle del robusta sono salite del 70% lo scorso anno ma ad aumentare sono i prezzi delle materie prime alimentari che hanno raggiunto complessivamente a livello mondiale il massimo da dieci anni, trainati dai forti aumenti per oli vegetali, zucchero e cereali.
E’ quanto emerge dall’analisi della Coldiretti sulla base dell’Indice Fao che nel 2021 evidenzia un incremento medio del 28,1% rispetto all’anno precedente.
Mentre Assoutenti denuncia che in Italia scoppia in Italia il “caro-colazione”, con rincari a macchia di leopardo per i listini di caffè, cappuccino e cornetti nei bar. L’associazione segnala che le quotazioni del caffè sono cresciute dell’81% nel 2021, quelle del latte del 60%, quelle di zucchero e cacao del 30%. Maggiori costi in capo agli esercenti che, inevitabilmente, vengono scaricati sui consumatori finali, e stanno dando vita al fenomeno del “caro-colazione” in tutta Italia. A questo si aggiungono gli annunciati aumenti delle bollette per luce e gas. Così il caffè in alcuni casi arriva a 1,50 euro la tazzina con un rincaro del 37,6%.
L’andamento a livello internazionale – sottolinea la Coldiretti – si riflette a livello nazionale dai campi alle industrie, dagli scaffali dei supermercati fino al banco dei bar per la tradizionale colazione. A livello internazionale lo zucchero – spiega – è aumentato del 29,8% nel suo complesso portandosi al livello più alto osservato dal 2016, i grassi vegetali del 65,8% rispetto all’anno scorso mentre i prodotti lattiero-caseari sono cresciuti del 16,9% e quelli della carne del 12,7%.
I prezzi internazionali dei cereali hanno raggiunto il livello annuo più alto dal 2012, in aumento in media del 27,2 % rispetto al 2020 con rincari che vanno dal 44,1% del mais al +31,3% del grano. Con la pandemia da Covid si è aperto uno scenario di, accaparramenti, speculazioni e incertezza con la Cina che – sottolinea la Coldiretti – entro la prima metà dell’annata agraria 2022 avrà accaparrato il 69% delle riserve mondiali di mais per l’alimentazione del bestiame ma anche il 60% del riso e il 51% di grano alla base dell’alimentazione umana nei diversi continenti, con conseguenti forti aumenti dei prezzi in tutto il pianeta e carestie. Di fronte all’aumento esplosivo dei costi di energia e mangimi – sostiene la Coldiretti – è necessario rendere immediatamente operativo l’accordo di filiera raggiunto per fermare la speculazione in atto e adeguare il prezzo del latte alla stalla. Inoltre, il grano tenero per il tradizionale cornetto è stato sottopagato agli agricoltori e negli ultimi 4 anni si è passati da 543.000 ettari coltivati in Italia agli attuali poco meno di 500.000 ettari.
“Ci sono le condizioni per rispondere alle domanda di italianità dei consumatori ed investire sull’agricoltura nazionale che è in grado di offrire produzioni di qualità realizzando rapporti di filiera virtuosi con accordi che valorizzino i primati del Made in Italy”, conclude il presidente della Coldiretti Ettore Prandini