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Zucca vermiciddara, new entry nell’atlante dei prodotti tradizionali del Mipaaf
di Angela Sciortino

zucca virmiciddara

(di Luigi Noto) La Zucca Vermiciddara di Monreale entra nell’elenco dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali riconosciuti dal Mipaaf. Per la cittadina normanna salgono così a quattro le presenze nell’ambìto elenco delle tipicità territoriali italiane che già annoverava i famosi “Biscotti di Monreale”, il “Pane di Monreale” e il “Susino Sanacore”. Ora Monreale tra i propri prodotti tipici può annoverare anche la Zucca Virmiciddara, aggiunta nell’ultima revisione dell’elenco Pat redatto dal Mipaaf su proposta dell’azienda agricola “Verdi Colline” e pubblicato lo scorso marzo in Gazzetta Ufficiale.

Per valorizzare e far conoscere alla cittadinanza questo singolare prodotto, l’azienda agricola Verdi Colline, con il patrocinio del Comune di Monreale, e la collaborazione della Gastronomia Armetta, ha organizzato per sabato 26 maggio alle 16 presso l’Aula Consiliare del Comune di Monreale, il meeting culturale “Alla riscoperta dei Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Conca d’Oro” durante il quale verrà presentata ufficialmente alla cittadinanza la “zucca virmiciddara” come nuovo Prodotto Agroalimentare Tradizionale.
Le zucche virmiciddare sono piccole e dalla forma ovoidale. Possono raggiungere un peso di 3-4 kg. La buccia è verde scuro, ma presenta diverse macchie bianche ovali disposte su striature orizzontali che conferiscono un aspetto caratteristico. L’interno è bianco e non presenta cavità. Il sapore risulta dolce e delicato e questo dona una notevole versatilità in ambito culinario, prestandosi sia per usi di gastronomia che di pasticceria.

Ma perché si chiamano “virmiciddare”? Il termine “cucuzza virmiciddara” nel 1838 venne inserito nel “nuovo dizionario siciliano-italiano” e venne così definito: “…varietà molto simile nello esterno ai poponi, ma un poco allungata, ed ovale, se non che ha la corteccia marmorizzata, è molto buona a mangiare, ed è così detta dallo sciogliersi la sua polpa, quando è cotta, in tanti fili simili ai vermicelli”.
L’origine della zucca è ignota, ma la sua diffusione è da attribuirsi alle monache benedettine del Convento di San Castrense di Monreale, che ne facevano uso già dal tardo XV secolo. Presto la coltivazione si estese alle campagne circostanti dell’arcidiocesi, diventando quindi un elemento caratteristico delle campagne di Monreale e Altofonte.

Le zucche più tenere vengono usate per le ricette comuni a base di zucca: fritte, a cotoletta, con la pasta, a “tutto dentro”, a “sfincionello” e così via mentre le zucche più dure si prestano anche alla trasformazione in confettura che nel monrealese viene chiamata “zuccata” o “cucuzzata” o trasformate in zucche candite.

Le monache benedettine avevano sviluppato una versione delle paste monacali a base di zucca. Tali paste, dette anche biscotti oblunghi, richiamavano la forma della zucca e simbolicamente il ventre materno della Madonna. La zucca veniva utilizzata come ripieno fondamentale della pasta (confettura) e come decorazione finale (frutta candita).

L’azienda Verdi Colline ha inoltre segnalato la zucca virmiciddara per l’Arca del Gusto, progetto della Fondazione Slow Food per la Biodiversità. Slow Food, tramite il progetto presidi, tutela le “Susine Bianche di Monreale”, presidio Slow Food che valorizza e sostiene le varietà Susine Sanacore e Susine Ariddicore, tipiche delle campagne monrealesi.

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