L’agricoltura italiana sia protagonista delle nuove sfide lanciate dall’Europa con il Green Deal, la strategia Farm to Fork e il Next generation Eu plan. Le Regioni diventino centrali nella gestione di questo processo virtuoso per condurre il Paese fuori dall’emergenza Coronavirus anche in chiave sostenibile.
Così Cia-Agricoltori Italiani rivolgendosi agli assessori regionali all’agricoltura, incontrati in sede di giunta nazionale, nel corso della videoconferenza dal titolo “La sfida della sostenibilità ambientale nell’emergenza Covid-19. Politiche europee, territori e sistemi produttivi“.
Per la Sicilia era in video conferenza l’assessore Edy Bandiera.
“Si tratta di un’iniziativa assolutamente utile – sottolinea l’assessore regionale all’Agricoltura Edy Bandiera intervenuto all’incontro – perché ulteriormente ci consente di fare il punto e condividere i temi della prossima, imminente, programmazione comunitaria, chiamata a sostenere l’agricoltura. Crediamo che la tutela, la salvaguardia e la promozione dell’imprenditore agricolo e dell’agricoltore, anche nella sua qualità di custode del territorio, siano il presupposto fondamentale affinché veramente si possa attuare anche una politica di sostenibilità ambientale e quindi una sostenibilità economica, soltanto attraverso la quale è possibile coniugare e parlare di sostenibilità ambientale”.
Per Cia, infatti, il livello regionale è, in questa Fase 2, strategico al pari del governo nazionale e ancor più incarna l’interlocutore ideale per calare alle realtà territoriali, gli obiettivi e le risorse della transizione verde europea.
L’emergenza epidemiologica, sottolinea Cia, ha messo a dura prova la tenuta sociale ed economica del Paese e l’agricoltura, pur avendo, con impegno e responsabilità, lavorato per garantire sempre cibo sano e di qualità per tutti, non è uscita indenne dallo shock causato dalle restrizioni per contenere la diffusione del virus.
In particolare, il tema della sostenibilità ambientale, già caro a Cia che lo ha riportato al centro del dibattito istituzionale con il progetto sulle aree interne “Il Paese che Vogliamo“, è diventato prioritario di fronte agli effetti del lockdown, con il blocco delle attività di forestazione e manutenzione del verde da una parte, e il proliferare della fauna selvatica, con crescita ulteriore dei danni per le attività agricole, dall’altra.
Scenario tale, secondo Cia, da richiedere a tutti, soprattutto alle regioni, una rinnovata riflessione sul ruolo delle aree rurali e dei suoi agricoltori, custodi dell’ambiente e del paesaggio, motore della ripartenza economico-sociale delle comunità, soprattutto alla luce delle sfide Ue.
Al centro del confronto con gli assessori regionali ci sono gli impegni e le opportunità targate Ue, prossime azioni da intraprendere con chiarezza e tempestività, a partire dalla strada obbligata tracciata dal Green Deal per un’Europa a neutralità climatica entro il 2050 e affiancata dalle strategie Biodiversità 2030 e Farm to Fork.
Entrambe, guardano ad azioni significative e ambiziose per un equilibrio fra natura, sistemi alimentari e bio, come la riduzione dell’impatto ambientale e climatico della produzione animale.
Inoltre, segnala Cia, sempre all’interno della cornice delineata dal Green Deal europeo, il Next generation EU plan, stanzia risorse aggiuntive importanti, pari a 15 miliardi, per lo sviluppo rurale Ue all’interno del prossimo quadro finanziario pluriennale.
“In questo quadro, senza dimenticare l’appuntamento con la riforma della Pac -ha dichiarato il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino – le Regioni saranno chiamate a giocare un ruolo chiave e dovranno avere dalla loro parte, la capacità di cogliere nella sfida, una grande opportunità di crescita“.
“Abbiamo chiesto al governo di accelerare su un solido e credibile piano di riforme per accedere alle risorse messe a disposizione dall’Europa per il rilancio post Covid-19 – ha concluso Scanavino. Sul fronte interno a noi, insieme con le istituzioni regionali, spetta il compito di condurre il Paese verso una nuova consapevolezza, quella che vede il settore agro-alimentare produttore non solo di beni alimentari, ma anche, sempre più, di servizi ecosistemici, indispensabili per la transizione verso lo sviluppo sostenibile“.