(di Redazione) Nelle vigne rinate dopo il terremoto della Valle del Belìce, e in quelle che dalle colline degradano verso il mar Mediterraneo, i quasi 2500 viticoltori di “Colomba Bianca biocantine siciliane“ coltivano uve di qualità grazie alle moderne tecnologie.
Rilevazioni con centraline collegate ad un sistema Gps, che fornisce in tempo reale i dati ad una task force di agronomi ed enologi, consente, infatti, ai soci della cantina sociale di essere aggiornati via sms sulle condizioni meteo ottimali per i vitigni e di ottenere informazioni su come affrontare i cambiamenti climatici in arrivo, siccità e alluvioni comprese. «Coltiviamo le nostre viti sui terreni risorti dopo il terremoto del 1968 che ha colpito la Valle del Belìce: un’esperienza che ci ha fatto capire che è possibile ottenere il meglio non soltanto grazie al clima favorevole della Sicilia ma anche in situazioni estreme» ha detto Dino Taschetta, presidente di Colomba Bianca dal 1996, durante la presentazione del libro “Le uve raccontano“ al Vinitaly 2019. «Crediamo tanto alla produzione del biologico in Sicilia – ha aggiunto l’assessore regionale all’Agricoltura, Edy Bandiera, intervenuto alla presentazione – e a breve pubblicheremo un nuovo bando per aiuti al comparto».
“Le uve raccontano“ è il volume che descrive la coltivazione annuale dei vigneti dei soci sparsi su 43 comuni siciliani e da cui l’azienda ricava vini bianchi, rossi, rosati e bollicine. Il report – giunto alla settima edizione e realizzato da Colomba Bianca in collaborazione con l’Assessorato dell’Agricoltura della Regione Siciliana, l’Osservatorio delle Acque e il Sias (Servizio Informativo Agro meteorologico Siciliano) – è stato illustrato in occasione di una degustazione in anteprima dei vini della vendemmia 2018 nel Padiglione Sicilia al Vinitaly. Il libro è articolato in sezioni specifiche: andamento climatico, sviluppo vegeto-riproduttivo, situazione fitopatologica, parametri qualitativi delle uve, dati quantitativi e sostenibilità ambientale in viticoltura.
«La continuità nel garantire la qualità dei vini è ottenuta grazie ad applicazioni di viticoltura di precisione, sistema di rilevazione satellitare che ci consente di risolvere i problemi che il cambiamento climatico può provocare all‘agricoltura e persino di programmare i tempi della vendemmia» ha spiegato Filippo Paladino, vice presidente. A oggi, Colomba Bianca è uno dei più grandi produttori di vino biologico in Europa: la produzione biologica del 2018 è di 14 milioni di litri, ovvero il 25% della produzione totale (55 milioni di litri).
Sono 260 i viticoltori che partecipano al progetto pilota e sono 300 gli ettari di vigneti-testimone che vengono monitorati settimanalmente come riferimento di intere zone. Lo studio e la catalogazione dei dati vengono completati dai sopralluoghi e dalle analisi sul campo, effettuate dai tecnici della cooperativa. Il report, dove è geolocalizzato ogni singolo vigneto, viene quindi inviato a tutti i soci viticoltori che partecipano oltre che al progetto anche ad attività di formazione legata alle tecniche di agricoltura biologica.
Incrociando i dati relativi a umidità, temperatura e vento, i tecnici di Colomba Bianca riescono anche a difendere le viti dal rischio di malattie. «Il monitoraggio ci permette di seguire la naturale crescita delle piante e di intervenire in caso di situazioni avverse. E di coordinare le attività di vendemmia secondo le tipologie di vitigni destinati alla produzione di vino e all’imbottigliamento» ha spiegato Filippo Paladino.
«Il costante monitoraggio dei nostri vigneti – ha aggiunto Antonio Pulizzi, enologo di Colomba Bianca – ci consente di ottenere informazioni per aggiornare via sms tutti i nostri soci. Questo avviene osservando la fenologia e l’evoluzione delle avversità della vite, valutando la percentuale di diffusione e l’intensità del danno, insieme ai dati meteorologici registrati dalle nostre centraline meteo. In questo modo ottimizziamo gli interventi fitosanitari: si interviene non secondo i tempi dettati dal calendario ma quando è necessario. Operando quasi chirurgicamente, proteggiamo l’ambiente, il viticoltore e, in definitiva, il consumatore».
«La collocazione al centro del Mediterraneo offre alla Sicilia un vantaggio» ha aggiunto Luigi Pasotti, meteorologo dell’assessorato all’Agricoltura della Regione Siciliana. «L‘Isola – ha spiegato Pasotti – è soggetta a flussi freschi provenienti dai Balcani quando l’anticiclone nordafricano si dispone sul Mediterraneo centro-occidentale, e ciò rende il cambiamento climatico in Sicilia più lento e graduale, offrendo un vantaggio rispetto alle aree centro-settentrionali del Paese. Se tale comportamento si confermerà in futuro, la Sicilia non potrà che accrescere la propria competitività in fatto di vocazionalità e di capacità a mantenere gli attuali elevati livelli qualitativi delle produzioni».
«Con questo progetto – ha concluso il presidente Taschetta – coinvolgendo tutti i diversi anelli della filiera vitivinicola, siamo riusciti a migliorare la qualità delle uve conferite, diversificandole per varietà e territorio di provenienza. Riusciamo così a proteggere i nostri raccolti anno dopo anno, aumentando il valore del lavoro dei nostri viticoltori. Il nostro auspicio è quello di creare una vera rete tra le altre cooperative del territorio e, tramite questo sistema, dare un valore aggiunto all’intera provincia nell’agricoltura di qualità».