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Consorzi di bonifica siciliani. Ok a statuto e nomina dei dirigenti generali
di Angela Sciortino

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(di Angela Sciortino) Piano, pianissimo. Con ritmi degni della elefantiaca burocrazia e di una ancora più lenta attività legislativa regionale, per i consorzi di bonifica siciliani si arriva finalmente all’accorpamento e alla riduzione del numero. Dopo le leggi che ne hanno ridotto progressivamente il numero (nel 1995 furono ridotti da 27 a 11 e nel 2014 da 11 a 2) ne sono rimasti solo due. L’ultimo accorpamento è stato parecchio travagliato: deciso frettolosamente con un articolo monco inserito nella legge finanziaria del 2014 si è dovuto attendere poi qualche anno per aggiustare il tiro e arrivare alla meta. Completamenta diversa, invece, la velocità con cui si è proceduto alla definizione del loro scacchiere, considerata l’imminenza della consultazione elettorale.

Con decreto del Presidente della Regione il numero 467 del 12 settembre scorso, è stata “consumata” la costituzione vera e propria dei due consorzi e ne è stato approvato lo Statuto (la Giunta di governo aveva aprovato anche il rgolamento all’inizio di agosto). L’esecuzione del decreto presidenziale tocca all’Assessore Regionale all’Agricoltura, ma la palla è passata immediatamente al Commissario Straordinario in carica dei consorzi di bonifica della Sicilia, Francesco Greco. È, infatti, il dirigente regionale a dovere espletare tutti gli adempimenti conseguenti e che derivano dallo stesso decreto entro e non oltre il 31 dicembre 2017.

Il primo adempimento è stato compiuto: risale a qualche giorno fa, infatti, la nomina dei due dirigenti generali. Luigi Tomasino dirigerà il consorzio di bonifica della Sicilia occidentale in cui sono stati accorpati quelli di Palermo, Agrigento, Trapani, Caltanissetta e Gela; Fabio Bizzini quello della Sicilia orientale in cui, invece, sono confluiti i consorzi di Enna, Caltagirone, Ragusa, Siracusa, Catania e Messina.

Che fine faranno i dirigenti generali che dei consorzi di bonifica soppressi con l’accorpamento? Diventeranno vicedirettori generali, manterranno lo stesso stipendio, ma il ruolo è ad esaurimento, cioè man mano che andranno in pensione non saranno sostituiti.

Ci sarà presto da affrontare la partita che riguarda i passivi accumulati dai diversi enti nel corso dell’ultimo ventennio (tanto è durata finora la gestione commissariale) e forse anche di un arco temporale maggiore. Non potrà intervenire mamma Regione a ripianare i debiti perchè la norma approvata all’interno della finanziaria del 2014 (“Laddove la massa passiva nei due nuovi Enti, risulta di natura ed entità tali da non poter essere estinta con il solo gettito della contribuenza consortile, l’Assessore competente sottopone alla Giunta regionale, su proposta del Dipartimento regionale dello sviluppo rurale e territoriale, un programma di intervento finanziario e normativo per il relativo ripianamento”) è stata impugnata dal Commissario dello Stato. E nemmeno gli agricoltori sono disposti a farsi mettere le mani in tasca. Ma questa partita, insieme al promesso ritorno alla gestione ordinaria (entro sei mesi ha assicurato Greco) non sarà più un problema dell’assessore Cracolici. Gli agricoltori, nel frattempo, devono augurarsi una sola cosa. Che i dirigenti generali non intraprendano la strada dell’aumento dei canoni per liberarsi del pesante fardello di un passivo che affonda radici profonde nella storica gestione clientelare che ha consentito di gonfiare gli organici a dismisura, di non far pagare l’acqua irrigua a tutti coloro che la utilizzavano e ha sopportato furti continui di attrezzature e di acqua.

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