Un clima meno operativo di quel che potrebbe quello dei Consorzi di bonifica e una norma molto importante ma che ancora rimane al palo.
Questo è l’attuale quadro. La riforma di settore, voluta dal governo regionale, è attesa da anni e mira a riorganizzare la materia soprattutto dal punto di vista dello sviluppo e della tutela delle produzioni agro-zootecniche e forestali.
Una riforma che serve agli agricoltori, soprattutto in questo momento così delicato. Il testo sarebbe un buon punto di partenza.
Esaminato già da diverso tempo in II Commissione Bilancio il disegno di legge “Riordino dei Consorzi di bonifica e di irrigazione della Regione siciliana” (n. 530) ma ancora non ha visto la luce come legge finale.
Dopo i pareri e gli approfondimenti espressi in commissione Attività produttive, il ddl è al vaglio della commissione Bilancio già da alcuni mesi. Una situazione che rallenta ulteriormente la calendarizzazione della riforma per la discussione a Sala d’Ercole, anzi addirittura si rischia di cominciare tutto da capo.
“Una situazione quella dei Consorzi di bonifica che non nasce con questo governo ma si protrae da anni, perché il problema è uno ed è enorme, sono pieni di debiti“. I problemi di gestione che interessano comprensori sia dell’aria orientale che di quella occidentale.
Un comprensorio Sicilia nord orientale (superficie 8.538 kmq) che va dal bacino del fiume S. Leonardo, n. 093, (Lentini e bacini minori fra Lentini e Simeto) al bacino del fiume Tusa, n. 024, e bacini minori fra Tusa e Pollina, n. 025. Un altro comprensorio Sicilia nord occidentale (superficie 7.484 kmq) che si estende dal bacino del fiume Pollina, n. 026, al bacino del fiume Magazzolo e bacini minori inclusi fra Magazzolo e Platani, n. 062. Un terzo comprensorio Sicilia sud orientale (superficie 4.713 kmq): dal bacino del fiume Rizzuto, n. 074, e bacini minori fra Imera Meridionale e Rizzuto, n. 073, al bacino del fiume Anapo, n. 091, e bacini minori fra Anapo e Lentini, n. 092. Il quarto comprensorio Sicilia sud occidentale (superficie 4.692 kmq): dal bacino del fiume Platani, n. 063, al bacino del fiume Imera meridionale, n. 072.
“L’inganno e la beffa a Lentini, in provincia di Siracusa. Il Consorzio è indebitato e tutti i proprietari terrieri che hanno agrumeti e attività agricole, si trovano ingessati perché i consorzi non riescono a fornire i giusti servizi“. I proprietari si trovano a “dover pagare” per sopperire alle esigenze economiche dei consorzi.
“Com’è possibile salassare i proprietari terrieri quando il Consorzio non riesce a erogare nessun servizio perché è pieno di debiti? E soprattutto, come sono stati contratti questi debiti?“.
Come abbiamo visto (CLICCA QUI) gli interventi di bonifica consistono in primis nella sistemazione e nell’adeguamento delle opere di raccolta, di approvvigionamento, di utilizzazione e di distribuzione di acque superficiali e in falda, prevalentemente per uso irriguo e zootecnico, con ammodernamento degli impianti finalizzato all’aumento della sostenibilità economica e ambientale, mettendo poi a punto nuovi sistemi di regolazione dei corsi d’acqua funzionali alle esigenze dei Consorzi, comprese le opere idrauliche.
“O si fa il punto della situazione per capire quanti debiti hanno i Consorzi di bonifica e quanto effettivamente sarebbe l’esigenza economica. Si tratta di fondi che negli anni sono stati utilizzati in mal modo“. Quindi, come si sta contrastando la siccità? “Il presidente Schifani sta mettendo in campo due tipi di operazioni, da una parte si vuole aumentare il numero di invasi e dall’altra si vogliono ripristinare e “migliorare” quelli già esistenti“. A Pergusa e Trapani ci sono già delle dighe che possono benissimo soddisfare le esigenze del territorio, soprattutto dell’entroterra siciliano.
“Bisogna portare avanti questo tipo di lavoro, la politica deve mettere la parola fine al controllo economico dei Consorzi di bonifica. Mettiamo soldi e non riusciamo ad avere nulla“.
“Una legge bloccata, su due riforme importanti, quella dei consorzi e quella sulla forestale“, sul quale il governo si è impegnato mettendo a disposizione 50 milioni di euro necessari affinché tutti i dipendenti forestali svolgessero le 151 giornate lavorative, cancellando disparità esistenti da trent’anni tra i dipendenti del corpo, “due riforme che andavano completate nei mesi e di cui il presidente si è fatto carico“.
“La politica e il governo regionale arriva fino ad un certo punto. Quando si soddisfa l’azione economica annuale e poi non si riesce a capitalizzare o ad avere una gestione adeguata, c’è qualcosa che non funziona all’interno“. I siciliani, quindi, dovranno ancora aspettare. E chissà per quanto.
“Tra incendi e siccità parlare è facile, le cose da fare sono altre”.