L’attesa riapertura di ristoranti, trattorie, osterie, agriturismi, cantine e bar riattiva un canale naturale di vendita del vino italiano che al consumo vale almeno 6 miliardi di euro l’anno, a regime.
E’ quanto afferma la Coldiretti nel sottolineare che con la fine del lungo periodo di chiusura sarà finalmente possibile tornare a scegliere a tavola fuori casa tra le 523 denominazioni di vino Made in Italy che offre l’Italia, non ultima la Sicilia prima regione, fra l’altro, nella produzione di vini biologici.
Le misure adottate per arginare la pandemia di Covid-19 – sottolinea la Coldiretti – hanno infatti tagliato del 50% del valore delle vendite di vino in Europea sulla base delle previsione dell’OIV (Organizzazione mondiale della vite e del vino).
Si tratta dunque di un appuntamento molto atteso dagli operatori di un settore dal quale – sottolinea la Coldiretti – nascono, dalla vigna al tavolo, opportunità di occupazione per 1,3 milioni di persone in Italia che si classifica come il principale produttore mondiale con circa il 70% della produzione destinato a vini Docg, Doc e Igt con 332 vini a denominazione di origine controllata (Doc), 73 vini a denominazione di origine controllata e garantita (Docg), e 118 vini a indicazione geografica tipica (Igt) e il restante 30% per i vini da tavola.
Sul territorio nazionale – spiega la Coldiretti – ci sono 567 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi a dimostrazione del ricco patrimonio di biodiversità su cui può contare l’Italia che vanta lungo tutta la penisola la possibilità di offrire vini locali di altissima qualità grazie ad una tradizione millenaria.
A pesare sul settore – precisa la Coldiretti – è stato il lockdown del consumo fuori casa con anche l’azzeramento del flusso turistico che non sono stati compensati dall’aumento delle vendite nei supermercati dove l’offerta è più orientata a prezzi bassi su prodotti di più largo consumo.
Ad essere colpita – continua la Coldiretti – è stata soprattutto la vendita di vini di alta qualità che trova un mercato privilegiato di sbocco in alberghi e ristoranti in tutto il mondo. Ad aumentare notevolmente sono state le giacenze dei vini più blasonati con il risultato che quasi 4 cantine italiane su 10 (39%) secondo l’indagine Coldiretti/Ixe’ registrano un deciso calo del fatturato con l’allarme liquidità che mette a rischio il futuro del vino italiano.
Iva agevolata e un credito di imposta per i crediti inesigibili derivanti dalla crisi Covid -19 sono alcune delle proposte formulate dalla Coldiretti che è impegnata nella campagna #iobevoitaliano per promuovere gli acquisti.
Ma serve anche sostenere con massicci investimenti pubblici e privati la ripresa delle esportazioni con un piano straordinario di comunicazione sul vino che – sostiene la Coldiretti – rappresenta da sempre all’estero un elemento di traino per l’intero Made in Italy, alimentare e non.
La Coldiretti ha presentato al Governo il piano salva vigneti con il quale, attraverso la distillazione volontaria, si prevede di togliere dal mercato almeno 3 milioni di ettolitri di vini generici da trasformare in alcol disinfettante per usi sanitari.
La misura avrebbe inoltre l’importante effetto di favorire l’acquisto di alcol italiano che sugli scaffali è stato il prodotto che ha registrato il maggior incremento di vendite che sono praticamente triplicate secondo Iri, ma anche di ridurre le eventuali eccedenze produttive.
Il piano della Coldiretti prevede anche la vendemmia verde su almeno 30.000 ettari per una riduzione di almeno altri 3 milioni di ettolitri della produzione sui vini di qualità in modo da evitare un eccesso di offerta, considerate le conseguenze della pandemia sui consumi internazionali.
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