(di Angela Sciortino) Come se non bastasse già per gli agrumeti siciliani il pericolo il virus Tristezza già conclamato, sulla soglia se ne affaccia un altro.
Qualche giorno fa le ispezioni fitosanitarie della Commissione europea su sette spedizioni di agrumi importati nell’Ue dalla Tunisia hanno rilevato, per la prima volta, la presenza del Citrus Black Spot (Guignardia citricarpa), un fungo parassita che danneggia la buccia rendendo i frutti inutilizzabili per il commercio sul mercato del fresco. Il fungo è temibilissimo perché non è ancora presente in Europa. Ma adesso, dopo Sud Africa, Argentina, Uruguay e Brasile, rischia di minacciare anche le produzioni nostrane.
Il livello di allarme è dunque alto. Cia-Agricoltori Italiani e Confagricoltura chiedono l’immediato blocco delle importazioni dalla Tunisia, l’incremento dei controlli e l’impegno della Commissione ad una rapida revisione della normativa comunitaria.
«Abbiamo sempre richiamato l’attenzione delle autorità competenti su questa fitopatia che – dichiara Gerardo Diana, presidente della Federazione nazionale agrumicola di Confagricoltura – attualmente non è presente sul territorio europeo ma che, se si diffondesse, provocherebbe danni irreparabili al patrimonio agrumicolo mettendo a rischio uno dei più importanti comparti della nostra agricoltura del Meridione».
«In questi anni ed in particolare negli ultimi mesi abbiamo più volte denunciato la possibilità di arrivo in Europa di nuove pericolose fitopatie e abbiamo chiesto ripetutamente che i controlli fossero più stringenti e che le nostre produzioni di qualità fossero tutelate», afferma Giovanni Selvaggi, presidente del Consorzio di Tutela Arancia Rossa Igp e presidente di Confagricoltura Catania. «La presenza dell’agente del Citrus Black Spot su alcune spedizioni di agrumi importati nell’Unione europea dalla Tunisia conferma tutte le nostre preoccupazioni sull’arrivo di questa devastante fitopatia nell’area del Mediterraneo – prosegue Selvaggi – ed è per questo motivo che chiediamo il blocco immediato delle importazioni dai paesi africani».
Adesso che il pericolo paventato è diventato reale i produttori chiedono di attivare clausole di salvaguardia e rigide barriere fitosanitarie, previste nei trattati della Ue e mai applicate, per scongiurare l’arrivo in Europa di agrumi non controllati adeguatamente da paesi come il Sudafrica, Egitto, Marocco e Tunisia.
«In un momento in cui il comparto sta cercando di superare il problema della ‘Tristeza’ con ingenti investimenti e sforzi nella ricerca di nuovi mercati di sbocco, non possiamo assolutamente permetterci l’arrivo di una nuova fitopatia», dice Giuseppe Di Silvestro, presidente della Cia Sicilia orientale.
«Il caso dei controlli positivi alla frontiera evidenzia, ancora una volta – conclude Diana – quanto sia necessario cambiare l’approccio comunitario alle importazioni nella Ue di prodotti ortofrutticoli che è troppo aperto; è necessaria una normativa rigorosa per prevenire questo tipo di problemi. All’occorrenza con un monitoraggio ed una revisione degli accordi internazionali in essere».