(di Redazione) Nei tempi d’oro copriva 700 ettari, adesso la superficie si è ridotta ad appena 200. La coltura del nocciolo, che storicamente caratterizzava il comprensorio delle Madonie, un tempo diffusa, adesso è limitata solo alla zona di Polizzi Generosa.
I produttori madoniti di nocciole non devono fronteggiare gli stessi problemi di quelli dei Nebrodi, ma anch’essi, manifestano molte incertezze circa il futuro della coltura. Sulle Madonie a preoccupare i corilicoltori non sono né le cimici né i ghiri che invece sono la dannazione dei colleghi nebroidei. I ghiri, infatti, al momento sulle Madonie non sono presenti, e il “cimiciato”, cioè il danno prodotto dagli insetti che pungono il frutto lo rendono amaro e quindi non adatto al consumo, ha scarsa incidenza.
Ciò che preoccupa i corilicotori madoniti è invece l’incremento delle popolazioni di cinghiali, suidi e daini che, già da qualche anno, hanno cominciato a causare danni notevoli costringendo gli agricoltori a fare costosi investimenti che annullano quasi totalmente i ricavi. Per difendere i noccioleti dagli attacchi di questi animali selvatici e/o inselvatichiti in molti, infatti, hanno dovuto allestire robuste e costose recinzioni.
Il corale e vibrato grido di allarme dei nocciolicoltori madoniti è stato lanciato nel corso del convegno tenutosi a Polizzi Generosa in occasione della 62a edizione della “Sagra delle nocciole”. Il convegno, durante il quale è stato presentato l’”Accordo quadro per la Filiera Corilicola Siciliana” e del correlato disciplinare di produzione, in via di definizione presso l’Assessorato Regionale dell’Agricoltura, al quale il Comune di Polizzi ha già manifestato di volere aderire, ha offerto l’occasione per individuare le criticità locali e per sviluppare una analisi tecnica e storica della corilicoltura sulle Madonie.
In particolare è stata condivisa l’esigenza di sviluppare una strategia unitaria a livello regionale per il comparto corilicolo che contempli misure di intervento, strumenti di organizzazione e di rappresentazione unitaria degli interessi settoriali, oltre che di confronto con le parti istituzionali regionali di riferimento. Il tutto con unico scopo: promuovere e favorire il recupero del nocciolo, emblema di multifunzionalità e resilienza territoriale, dall’alto interesse paesaggistico che sulle Madonie risulta rappresentata dalla cultivar autoctona “Santa Maria di Gesù”.