(di Redazione) Phyllosticta citricarpa, il fungo responsabile della “macchia nera” nota anche come o “black spot” degli agrumi nella lista dei parassiti da quarantena non c’è ancora. Il regolamento comunitario sulla protezione delle specie vegetali che farà riferimento proprio all’elenco di parassiti oggetto di osservazione prioritaria da parte della Ue è in via di definizione, ma gli agrumicoltori siciliani che avevano già espresso molte preoccupazioni in merito, temono che gli euroburocrati possano dimenticarsene.
Una simile circostanza, dopo che agrumi di provenienza africana qualche settimana fa sono stati bloccati alla frontiera per la presenza del parassita, metterebbe seriamente a rischio le produzioni degli agrumeti europei dove ancora il fungo non si è mai manifestato.
Nella richiesta di inserire Phyllosticta citricarpa nella famigerata lista dei parassiti pericolosi per le colture europee inviata ai commissari europei Phil Hogan (Agricoltura e sviluppo rurale) e Vytenis Andriukaitis (Salute e sicurezza alimentare) su iniziativa dell’eurodeputata spagnola Clara Aguilera, dei Socialisti e Democratici (S&D), c’è anche la firma di Caterina Chinnici insieme a quelle di altri colleghi del gruppo. Nella nota è stato sottolineato come nella bozza della lista già sottoposta a pubblica consultazione non risulti presente il fungo che può attaccare arance, limoni e altri agrumi compromettendone la qualità e rendendoli invendibili.
«L’Italia è tra i primissimi produttori di agrumi in Europa e nel mondo – dice Caterina Chinnici, eurodeputata di S&D eletta nella circoscrizione Isole – e questo mercato, oltre a costituire un settore chiave per la Sicilia, prima in ambito nazionale per volumi produttivi, è molto importante anche per altre regioni tra cui la Sardegna. Come spiegato nella lettera ai commissari dell’Ue, l’inclusione del fungo macchia nera nell’elenco degli organismi nocivi da monitorare appare necessaria sia alla luce di quanto riportato in un recente studio dell’Autorità europea sulla sicurezza alimentare, sia considerando i segnali preoccupanti degli ultimi tempi: già tra il 2016 e il 2017 erano stati registrati 36 casi di agrumi infetti giunti in Ue da paesi del Sud America e dell’Africa del Sud, nel 2018 i casi sono saliti a 53 e ultimamente, nel 2019, ci sono stati altri sette casi di frutti infetti, stavolta provenienti dalla Tunisia, il che fa capire che questo fungo può proliferare anche alle nostre latitudini. È un rischio che la nostra economia non può certo permettersi».
Importanti gli effetti che deriverebbero dall’inclusione del fungo “macchia nera” nella lista. Si dovrebbe rispettare l’obbligo di osservazione annuale, ma anche elaborare di specifici piani di emergenza, effettuare esercitazioni per simularne l’esecuzione. In ultimo, ma non in ordine di importanza anche la possibilità di adottare piani d’azione finanziabili dall’Unione per l’eradicazione dell’agente nocivo e, inoltre, eventuali indennità agli operatori economici professionali per le piante perse nell’attuazione di queste misure. Insomma, tutto quello che sarebbe stato necessario per il virus della Tristezza, l’altro agente patogeno che ha messo in ginocchio l’agrumicoltura siciliana e per cui non sono state messe in atto azioni di contrasto efficaci.