(di Angela Sciortino) Qualità eccellente e il 35 per cento di raccolto in più rispetto alla disastrosa annata del 2018. Questa in rapida sintesi la previsione per la campagna olivicola siciliana 2019.
In Sicilia nessuno è soddisfatto, nonostante per la Sicilia si possa stimare una annata in crescita che porterebbe il quantitativo stimato a superare le 24.000 tonnellate. Per il 2019, infatti, si attendeva un’annata di carica che avrebbe dovuto compensare ampiamente la debâclé dello scorso anno, ma così non è stato. La produzione è infatti meno della metà di quella espressa in passato in annate di carica.
Un pò dappertutto i produttori lamentano che, in quanto rese per ettaro, i loro oliveti non hanno mantenuto le promesse di un fioritura davvero abbondante che non si è tradotta in una altrettanto abbondante allegagione.
Il calo produttivo rispetto ad un’annata di carica in Sicilia viene confermato dall’indagine esclusiva eseguita dagli osservatori di mercato di Cia-Agricoltori Italiani, Italia olivicola e Associazione italiana frantoiani oleari. «Per quanto si tratti di un dato positivo per l’Isola, è bene sottolineare che lo è soltanto in relazione a quello del 2018, annata tra le peggiori di sempre: le quasi 25 mila tonnellate di raccolto stimato restano comunque al di sotto del potenziale medio della regione», commenta Antonino Cossentino, presidente della Cia Sicilia Occidentale.
Ma perché in Sicilia la produzione si è mantenuta così bassa? Due fenomeni meteorologici hanno spezzato le speranze degli olivicoltori: il vento di scirocco che in alcune zone ha letteralmente bruciato la zagara (nel Marsalese, ad esempio, quasi la totalità della produzione è andata persa per questo motivo) e l’elevata umidità atmosferica che ha appesantito il polline facendolo precipitare sul terreno invece di essere disperso dal vento (l’impollinazione dell’olivo è, infatti, anemofila).
Ci sono poi casi in cui la produzione si è salvata grazie al diverso comportamento delle cultivar. Così dove ha soffiato lo scirocco è stata danneggiata la zagara di Cerasuola e la Nocellara del Belice. Diverso è il caso della Biancolilla che, risultando più tardiva, è riuscita in qualche modo a sfuggire al momento critico e mostra oggi una ottima produzione. Non a caso, dunque, sul territorio siciliano si osservano areali scarichi accanto a zone in piena produzione a seconda delle varietà presenti e della loro risposta alle criticità climatiche.
Per la regione Sicilia, dunque, per la stima dei quantitativi della campagna 2019 si deve entrare nel dettaglio di diversi areali. Partendo dalla Sicilia occidentale, fatto centro a Sciacca, in provincia di Agrigento, e procedendo in direzione di Trapani, la varietà dominante è la Cerasuola, che rappresenta l’80 per cento delle varietà presenti, e non si prevede di superare la produzione dello scorso anno che, qui come in generale per l’intera regione, era stato di scarica.
Più ci si sposta in direzione di Castelvetrano, cuore dell’olivicoltura trapanese, e più la produzione sembra scarsa perché a predominare è la varietà Nocellara del Belice che ha subìto gli effetti negativi dei venti caldi in fioritura. La rimanente parte della provincia di Trapani, invece, tranne casi particolari, presenta buoni risultati produttivi che portano la produzione provinciale media stimata a superare quella dello scorso anno di circa un 20 per cento.
La provincia di Agrigento si presenta divisa in due perché procedendo in direzione di Agrigento si osserva la prevalenza della Biancolilla, varietà più tardiva, con ottime produzioni. Inoltre, i comuni di questa zona si trovano a un livello più alto sul livello del mare cosa che ha contribuito a ridurre gli effetti del caldo eccessivo, contrariamente a quanto accaduto in zone a minore altitudine.
In provincia di Palermo la produzione viene stimata in crescita, raddoppiata rispetto all’anno precedente che però era stato poco produttivo.
Anche nelle province orientali della regione gli effetti dei caldi venti di scirocco e dell’elevata umidità in fioritura si sono fatti sentire. In provincia di Messina ancora una annata negativa: la produzione viene data in aumento rispetto allo scorso anno, annata scarsissima in cui molti frantoi sono rimasti chiusi, ma ancora molto al di sotto dai potenziali produttivi della provincia.
Per le province di Catania, Siracusa la campagna si presenta complessivamente discreta, quella che viene definita una mezza carica, che spinge stimare un quantitativo complessivo di circa 4.000 tonnellate con variazioni percentuali provinciali disomogenee. Catania, in particolare, fa registrare un netto incremento della produzione rispetto all’anno precedente, che ribadiamo essere stato di scarica produttiva, in provincia di Siracusa l’incremento è più contenuto, riconducibile ad un 40 per cento. Un disastro nel Ragusano dove si stima una produzione inferiore alla precedente campagna (si scarica) di circa il 20 per cento: della pregiatissima Tonda iblea, insomma, quest’anno, si raccoglierà poco o nulla.
A chiudere il periplo dell’isola, la provincia di Caltanissetta, anch’essa divisa in due parti. La zona costiera dove la produzione è presente grazie alla varietà Biancolilla, anche se a macchie, e quella interna, paragonabile alla risposta produttiva della provincia di Enna piuttosto scarsa.