Sicilia Rurale

Cade il prezzo del latte e cresce la protesta, Scardino (Cia Sicilia): “Non siamo d’accordo. E’ necessario un intervento immediato”

Il comparto lattiero-caseario siciliano vive giorni di forte tensione. L’ipotesi di un nuovo ribasso del prezzo d’acquisto del latte ovino da parte delle industrie di trasformazione, ha acceso l’allarme tra allevatori e rappresentanti agricoli, allertando la politica regionale. Proprio su questo si è incentrata l’audizione in III Commissione Attività produttive che si è svolta nella mattinata del 2 dicembre.

Un calo generalizzato dei prezzi: cifre europee e italiane

Secondo i dati più recenti, il prezzo “spot” del latte in Italia è in ripida discesa, nel novembre 2025 è sceso al livello più basso degli ultimi cinque anni. Questo trend di ribasso non risparmia nemmeno la filiera siciliana, che già da tempo denuncia la stretta dei margini di redditività a causa dei crescenti costi di produzione.

La possibile ulteriore riduzione del prezzo del latte ovino, paventata da alcuni grandi caseifici, ha suscitato dure reazioni.

Secondo quanto ci ha detto Graziano Scardino, presidente della Cia Sicilia, sentito da ilSicilia.it, si tratta di un calo che aggraverebbe la crisi di molte aziende zootecniche dell’Isola, già penalizzate da costi elevati e redditività risicata.

Ad oggi si parla di ulteriore ribasso di 10 centesimi del prezzo di acquisto da parte delle aziende di trasformazione, che si somma a quello già applicato lo scorso anno, prezzo che ad oggi si aggira circa a 1,30 euro.

Le parole del presidente della Confederazione italiana agricoltori in Sicilia

Noi siamo subito intervenuti a Enna, con un’assemblea a cui hanno partecipato 80 allevatori, abbiamo parlato con caseificatori e abbiamo posto la questione. Un ulteriore problema è stato quello della poca chiarezza. La comunicazione è arrivata solo ad alcuni allevatori e solo verbalmente, ad altri allevatori è arrivata per iscritto, e ad altri nulla“.

Per cui, in virtù di questo movimento,abbiamo deciso di aprire un tavolo tecnico, che si è svolto all’Ars con l’assessore all’agricoltura Luca Sammartino, con Cia, Coldiretti e Confagricoltura”.

Inoltre, sempre nei giorno scorsi, oltre 400 allevatori e produttori di latte provenienti da tutta la Sicilia si sono riuniti al centro Michele Abbate di Caltanissetta, e hanno deciso di non conferire più il latte. Ma quali sono le conseguenze? Quali sono i rischi? “Se tutta la Sicilia non dovesse conferire più il latte non ci sarebbe più il prodotto fresco, e ancora peggio, che fine fa tutto questo latte? Viene caseificato in azienda? Non si può fare senza l’autorizzazione, viene buttato? Impossibile“.

Bisogna avere un atteggiamento serio e responsabile nel trovare un compromesso, la politica deve assolutamente intervenire, incontrando anche i vari caseifichi, soprattutto quelli più importanti, qual è il motivo della ribasso del prezzo? Una legge di mercato? Nel costo di acquisto deve necessariamente essere calcolato almeno un 30% di margine per poter sopravvivere, per andare a prendere un caffè, per stare in azienda, per comprare i vestiti, questa è una regola che funziona per tutti i settori economici. Per avere un minimo di salvaguarda per poter continuare a fare l’attività di imprese“.

Una richiesta di risposte che arriva come un grido.Non siamo d’accordo, è questa nostra posizione. Abbassamento del prezzo del latte e la mancanza di contratti”. Contratti che attestino il prezzo delle materie prime, come i contratti a prezzo fisso o quelli basati su indici di mercato. Questi contratti vengono stipulati tra le aziende e i fornitori per bloccare o definire le condizioni di fornitura, che sono influenzate dalla domanda e dall’offerta.Tra le attività produttive la filiera il comparto lattiero-caseario è rimasto l’unico a non averlo“.

E’ fondamentale che la domanda e l’offerta si incontrino e trovino un accordo, “un prezzo medio di riferimento che possa essere bastevole per tutti. Noi rappresentiamo i pastori, e questa è la nostra posizione, bisogna trovare una mediazione e fare in modo che ci sia di confronto costante, permanente, che ci permetta periodicamente di riunirsi e discutere di quelle che sono le difficoltà del nostro territorio“.

Perché il prezzo del latte è aumentato? Come viene presa questa decisione? Senza un contratto? Nel periodo di siccità non si è prodotto più nulla. I grossi caseifici che avevano dei contratti con la GDO, improvvisamente hanno rischiato di non rispettarli più, facendo impennare così il prezzo, ma adesso?“.

Tutto ciò deve essere messo in relazione soprattutto a quali sono le esigenze di chi vende e di chi produce. In territori come il Nisseno, l’Ennese, il Catanese, ha piovuto poco e c’è carenza di foraggio, gli allevatori si trovano ancor di più in difficoltà.

Particolarmente preoccupante è la situazione nelle zone interne, dove l’allevamento rappresenta non solo un’attività economica, ma un presidio sociale, culturale e ambientale. Nonostante la difficoltà del momento, la filiera lattiero-casearia resta un pilastro dell’economia agroalimentare italiana.

Tuttavia, negli ultimi dieci anni, molte piccole aziende, spesso le più fragili, hanno chiuso o sono state assorbite da realtà più grandi, accentuando un processo di oligopolizzazione del settore.

Le risposte della Regione Siciliana e le istanze degli allevatori

Il dibattito politico si è subito acceso. Il capogruppo di Fratelli d’Italia, Giorgio Assenza, ha chiesto la convocazione urgente della III Commissione Attività produttive, denunciando i rischi di un “effetto destabilizzante per l’intera filiera” in caso di ribasso. E ancora, anche il deputato regionale di Fratelli d’Italia all’Ars e vicepresidente della III Commissione Totò Scuvera, ha espresso la vicinanza agli allevatori e la piena consapevolezza della gravità del momento.

Parallelamente, si è fatta strada la proposta di un’audizione con tutti gli attori coinvolti, ovvero allevatori, rappresentanti delle industrie, istituzioni regionali e organizzazioni agricole, per fare piena luce sulla situazione e vagliare misure di tutela. Tra le ipotesi sul tavolo, la richiesta di un prezzo minimo garantito, misure di sostegno per le aziende in difficoltà, e strumenti governativi e regionali per salvaguardare la zootecnia da latte nei territori isolani.

Una sfida di sistema: tra mercato, tutela e sostenibilità

La situazione che si sta delineando rischia di trasformarsi in una crisi strutturale per il settore lattiero-caseario siciliano. Se da un lato il mercato evidenzia una sovrabbondanza di materia prima e una compressione dei prezzi di ritorno, dall’altro permane il valore economico e sociale della filiera, con un forte impatto su comunità rurali, economia locale e biodiversità produttiva.

La posta in gioco supera il singolo allevamento: è l’intero sistema della zootecnia da latte in Sicilia che rischia di essere messo a dura prova.

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