Il 2021 è stato l’anno del ritorno in Sicilia della coltivazione della canna da zucchero, per molti secoli una fondamentale risorsa economica per l’intera isola.
Coltivata e trasformata in preziosissimo zucchero fino al 1600, la “cannamela” era poi scomparsa dal paesaggio siciliano, per varie cause concomitanti, tra cui profondi cambiamenti climatici e l’arrivo in Europa della produzione caraibica.
Unica eccezione la città di Avola dove, fino all’inizio del 1900, se ne distillava il succo per produrre Rum.
Oggi un altro passo avanti è stato fatto: la nascita del Consorzio della Canna da zucchero siciliana.
A costituirlo l’Azienda Agricola Corrado Bellia di Avola, la distilleria Giovi di Valdina e la Distilleria Alma di Modica.
“Abbiamo già collaborato per reintrodurre la canna nei rispettivi territori– ha dichiarato Corrado Bellia, neo presidente del C.d.A. “Il Consorzio è lo strumento necessario per riunire le nostre forze e promuovere la rinascita in Sicilia della produzione di canna da zucchero, secondo metodi rispettosi dell’ambiente e dei consumatori.”
“La cooperazione tra le nostre aziende – aggiunge la consigliera Maria Torre, della distilleria Giovi – è essenziale per affrontare correttamente le problematiche del tutto nuove poste dalla coltivazione e lavorazione della canna da zucchero “.
Ovviamente – sottolinea il vicepresidente Hugo Gallardo, della distilleria Alma – uno dei compiti fondamentali del Consorzio sarà la tutela dell’origine e della qualità della materia prima e dei prodotti derivati attraverso disciplinari di produzione e lavorazione.”
È un ulteriore esempio, sostengono i fondatori del Consorzio, di “retro innovazione”, un percorso, cioè, che da un secolare passato può ridare una “seconda vita” alla canna da zucchero siciliana, creando nuove opportunità di reddito e occupazione.