Immaginate un mondo in cui l’avidità è un passatempo, l’ipocrisia un’arte e il desiderio una valuta. Oh, scusate: è il nostro mondo. E “Squid Game”, la serie sudcoreana che ha monopolizzato Netflix e alimentato i dibattiti globali, non fa altro che prendere questa realtà e darle un design accattivante, una colonna sonora inquietante e una tuta verde. Un gioco di bambini con posta mortale “Squid Game” parte da un’idea apparentemente innocua: giochi d’infanzia. Ma qui le regole hanno una postilla letale. I partecipanti, 456 persone sull’orlo del baratro finanziario, competono per un premio esorbitante rischiando la vita. I giochi, infantili in apparenza, si trasformano in un’iperbole della competizione sociale: l’idea che nella nostra società devi vincere o perire. Suona familiare, vero? I protagonisti della serie …