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Aiuti Pac a rischio blocco con il certificato antimafia obbligatorio per tutti
di Angela Sciortino

(di Angela Sciortino) Antimafia per tutti gli agricoltori che devono percepire premi comunitari o a cui vengono concessi terreni agricoli demaniali. Ieri è entrata in vigore la legge approvata poco più di un mese fa, la n. 161, che introduce brutte novità per gli agricoltori che rischiano di rallentare ancora di più la già lentissima erogazione dei premi Pac.

Senza certificazione, nessun premio o aiuto al reddito potrà essere sborsato dagli enti pagatori che sono sempre in cronico ritardo, neanche quelli di piccola entità. Finora la certificazione antimafia era obbligatoria per importi superiori a 150mila euro, ma adesso, a meno che il Parlamento non approvi un emendamento “riparatore” nel decreto fiscale che attualmente è all’esame del Senato, le Prefetture dovranno emettere il documento che certifica l’estraneità all’associazione a delinquere di stampo mafioso per tutti. In tutta Italia sono circa tre milioni le domande presenti nei portali degli enti pagatori: un lavoro impossibile per una macchina burocratica perfettamente funzionante, figuriamoci per la lentissima e inefficiente burocrazia italiana.

Per attenuare l’impatto catastrofico sui tempi di erogazione degli aiuti comunitari alle aziende agricole italiane, nei giorni scorsi è stato approvato un emendamento che prevede la non applicazione dell’obbligo dell’antimafia alle aziende che percepiscono fino a 5mila euro. Ma la Cia non ci sta: pur apprezzando il tentativo di migliorare la norma, lo ritiene comunque insufficiente e non accettabile. «Fino a oggi – spiega l’organizzazione professionale agricola – l’obbligo della certificazione antimafia era applicato solo per aiuti superiori a 150mila euro interessando circa 3mila soggetti all’anno e già questo rappresentava un ostacolo burocratico complicatissimo. I legislatori provino ad immaginare quali impatti burocratici determinerebbe la produzione di alcune centinaia di migliaia di informative antimafia».

«La legge – prosegue la Cia nazionale – è sperequativa perché orientata solo al settore agricolo, come se questo fosse un settore particolarmente a rischio mafia, e poi la norma entra in vigore con pagamenti della campagna 2017 in atto e quindi creerà un inaccettabile differente trattamento tra agricoltori che hanno percepito l’aiuto senza l’antimafia, ed altri che dovranno attendere mesi per la produzione di tale documento».

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