(di Angela Sciortino) Quando era stato convocato il Tavolo del settore agrumicolo, il fondo di 10 milioni di euro (in tre anni) era già disponibile perchè inserito nella legge di stabilità 2018. Non si è trattato di una novità, dunque. Ma nel gioco delle parti ha avuto un ruolo importante. Perchè il sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe Castiglione, che sostituiva l’assente ministro Maurizio Martina alla presidenza della riunione, l’ha presentato come uno strumento di grande utilità: «Dobbiamo restituire competitività al comparto agrumicolo – ha dichiarato il Sottosegretario Castiglione – attraverso un approccio realmente integrato e capace di utilizzare tutte le risorse a disposizione per gli imprenditori agrumicoli. Per fare ciò bisogna ripristinare il potenziale produttivo, pensare al rinnovo varietale e, attraverso il Fondo Agrumicolo di 10 milioni di euro previsto in Legge Stabilità 2018, incentivare l’aggregazione, gli accordi di filiera, l’internazionalizzazione e la competitività».
Per l’emergenza il Mipaaf ha pensato di alleggerire la pressione sul mercato dei piccoli calibri di agrumi ritirando 4500 tonnellate di arance. Il ritiro avverrà in due fasi: 500 tonnellate utilizzando subito il totale plafond disponibile sulle dotazioni per il contrasto all’embargo russo, e 4.000 tonnellate circa attraverso un bando pubblico per acquisto di arance e distribuzione agli indigenti. Presto (è stato affermato che si farà entro qualche settimana) sarà messa in campo un’azione straordinaria di promozione e informazione dei consumatori che il Ministero intende costruire insieme alla filiera produttiva e alla grande distribuzione organizzata. Un primo stanziamento di 400mila euro è stato già previsto per il 2018 ed è immediatamente attivabile per comunicazione istituzionale sulle caratteristiche nutrizionali delle arance.
Il documento elaborato con tutto il partenariato (Cia, Confcooperative, Confagricoltura Sicilia, Copagri, Consorzio di tutela Arancia di Ribera Dop, Consorzio di tutela Arancia Rossa di Sicilia igp, Consorzio di tutela del Limone di Siracusa Igp, Consorzio di tutela del Limone Interdonato Igp, Consorzio il Tardivo di Ciaculli, Associazione Limone dell’Etna, produttori biologici) e consegnato dal Distretto Agrumi di Sicilia al Sottosegretario Castiglione, mette l’accento su molti altri aspetti problematici della filiera agrumicola per troppo tempo lasciata allo sbando. Tra le richieste della filiera anche quella fortemente sostenuta da Coldiretti: la tracciabilità dei succhi di agrumi con l’obbligo di indicare l’origine in etichetta così come è già stato fatto da tempo in altre filiere produttive, per impedire di spacciare, come Made in Italy, succhi importati da Paesi lontani. «Per uscire dal tunnel della crisi – ha sostenuto Argentati – non si può prescindere da Piano di Settore pluriennale, elaborato da una commissione tecnica coordinata dal parte del Mipaaf e che riguardi anche le altre regioni italiane».
Ma per qualsiasi azione di programmazione produttiva orientata al mercato, così come per tracciare le produzioni di succhi, è necessario conoscere il patrimonio agrumicolo nazionale. Per questo c’è l’impegno del Mipaaf ad avviare già nel 2018 la costituzione del Catasto agrumicolo nazionale che è stato più volte segnalato dalle categorie produttive come condizione necessaria per guidare qualsiasi azione programmatoria. Compreso il promesso piano di riconversione varietale con materiale certificato esente da virus, da realizzare utilizzando in maniera sinergica e integrata le risorse dei Psr e dell’Ocm agrumi. Anche sul fronte Tristeza il Mipaaf ha assicurato il supporto a una strategia di ripristino del potenziale produttivo degli agrumeti colpiti dal virus: le azioni dei produttori andranno coordinate con il sostegno che le istituzioni possono mettere in campo. E siccome per i reimpianti degli agrumi bisogna assicurare la disponibilità di piante indenni, verrà investito del problema direttamente il Crea così da potere realizzare il piano annuale di riconversione programmato.