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Agrumi africani invadono l’Europa. Confagricoltura chiede clausole di salvaguardia
di Angela Sciortino

Confagricoltura

(di Redazione) Le arance prodotte in Sud Africa, Egitto, Marocco e altri paesi africani preoccupano gli agrumicoltori italiani ed europei. Ne arrivano troppe e a prezzi esageratamente bassi, sbaragliano la concorrenza italiana e spagnola e rischiano di essere portatrici di malattie che gli agrumeti nostrani non hanno ancora manifestato.

«La campagna agrumicola che sta per terminare ha visto una crescita esponenziale dell’importazione di arance africane, che si sono rivelate temibili concorrenti per le produzioni italiane ed europee», afferma Gerardo Diana, presidente nazionale della sezione agrumicola di Confagricoltura. Per questo Diana, insieme a Giovanni Selvaggi, presidente della Confagricoltura etnea, chiede di attivare le clausole di salvaguardia previste nei trattati della Ue e mai applicate per scongiurare l’invasione delle arance prodotte nei paesi africani. 

Diana e Selvaggi chiedono al Ministero delle Politiche agricole e all’Europa l’apertura di un dialogo immediato sull’applicazione di misure che ristabiliscano i principi del mercato e della concorrenza leale.

«Ci siamo trovati a fronteggiare un quantitativo enorme di prodotto africano arrivato in Europa pronto per essere venduto a prezzi notevolmente più bassi di quello che un qualsiasi produttore italiano può applicare. Le cause di questa concorrenza al ribasso sono le regole dl mercato falsate. Chi produce avendo a disposizione lavoro a basso costo e controlli blandi sulla sicurezza alimentare si trova ad avere un vantaggio competitivo enorme. Prima dell’inizio della prossima campagna agrumicola si deve ragionare seriamente su dei meccanismi legislativi che impediscano ai produttori dei paesi africani di giocare allo stesso nostro tavolo da gioco ma con un mazzo di carte truccate», dichiara il presidente della sezione agrumicola  di Confagricoltura.

Ad essere interessata all’invasione delle arance africane non è solo l’Italia. In Spagna, altro storico paese produttore agrumi, l’allarme era già scattato qualche mese fa in seguito alla diffusione dei dati sulle importazioni di agrumi da Sudafrica, Egitto e Turchia verso l’Europa cresciute di oltre 1,5 milioni di tonnellate dal 2014 al 2018.

«Siamo di fronte ad una situazione allarmante ed è chiaro che devono essere messe in atto le procedure necessarie per determinare se applicare eventuali clausole di salvaguardia, come deciso dalla Commissione europea nel caso del riso», spiega Selvaggi che continua: «Se non si pone rimedio l’impatto di questa concorrenza potrebbe diventare devastante per i redditi di migliaia di famiglie che hanno già vissuto l’attuale crisi degli agrumi dettata non solo da ragioni di mercato ma anche dalla necessità di dover reimpiantare migliaia di ettari di agrumeti colpiti dal virus Tristeza».

E proprio il problema fitosanitario, secondo i rappresentanti Confagricoltura, è l’altro grave rischio connesso alle importazioni selvagge. «Sarebbe gravissimo se dopo avere dovuto fronteggiare il virus della Tristeza che ha annientato la nostra agrumicoltura, adesso con questa miope politica del laissez faire rischiassimo di importare fitopatie da noi sconosciute come il batterio del Citrus greening che è presente in Sudafrica ma non in Europa», conclude il presidente di Confagricoltura Catania.

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