(di Angela Sciortino) Venticinque anni di ricerca scientifica nel campo dell’ agro-omeopatia saranno esposti nel corso del seminario dal titolo “Aldilà dell’effetto placebo! L’omeopatia applicata alle piante” che si svolgerà il prossimo 18 novembre alle 9,30 a Palermo presso l’Aula Magna del Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Forestali.
Il seminario sarà tenuto da Lucietta Betti del Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna che esporrà non solo i principi di questa innovativa, quanto controversa disciplina, ma anche i risultati raccolti in venticinque anni di sperimentazioni e analizzati scientificamente.
Ma in cosa consiste l’agro-omeopatia? La disciplina prevede che i principi dell’omeopatia vengano applicati a piante e colture, o per essere più precisi e corretti, ad agroecosistemi. Il settore mostra una discreta dinamicità e si moltiplicano gli esperimenti di tecnici di campo “alternativi”, mentre la stessa ricerca scientifica universitaria comincia a manifestare minore scetticismo e indifferenza di fronte all’evidenza scientifica.
L’agro-omeopatia, secondo i suoi sostenitori, sembra riuscire a dare maggiore resistenza e floridità alle piante, senza ricorre all’impiego di prodotti chimici di sintesi. E costituisce, a detta di coloro che l’hanno adottata, il rimedio meno tossico, perfino dell’agricoltura biologica, per la coltivazione delle piante per l’alimentazione umana.
L’omeopatia in agricoltura è stata sperimentata in Italia per la prima volta nel 1984. Il suo fautore era il Luca Speciani che operava presso la Facoltà di Agraria di Milano. La sua eredità è oggi raccolta da Lucietta Betti, ricercatrice presso il Dipartimento di Scienze Agrarie dell’Università di Bologna dove ha anche avviato il laboratorio di agro-omeopatia che tuttora dirige.