“Ogni anno ci troviamo di fronte al problema dei prezzi del grano. Continuare verso questa direzione ci impone delle riflessioni, considerando anche che, visti i costi, molti produttori già lo scorso anno non hanno seminato. Il rischio è che quest’anno possano quadruplicarsi i terreni destinati a restare vuoti, incolti, vendendo il grano a 22 centesimi al chilo noi riusciamo a coprire soltanto i costi di produzione“.
Questo il grido di protesta dei tantissimi agricoltori che oggi sono scesi nelle piazze di molte città italiane.
Sono oltre 8mila, secondo Coldiretti Puglia, gli agricoltori scesi in piazza a Bari per dire “basta ai trafficanti di grano che schiacciano il prodotto nazionale sotto i costi di produzione, costringendo le imprese agricole a lavorare in perdita e spingendo sempre più sulle importazioni estere“. “A rischio di sopravvivenza oltre 38mila aziende cerealicole“, spiega Coldiretti. Manifestazioni simultanee sono in corso a Palermo, Cagliari, Rovigo e Firenze, con la partecipazione in tutte le piazze di oltre 20mila agricoltori “tra cartelli, cori e sacchi vuoti con il tricolore per denunciare un sistema che distrugge il reddito agricolo”.
La protesta arriva mentre il prezzo del grano duro è crollato al di sotto dei 28 euro al quintale, con un calo del 30% in un anno, “tornando ai livelli pre-guerra in Ucraina, mentre i costi di produzione sono aumentati del 20% dal 2021. Un chilo di pasta oggi viaggia sui 2 euro, ma agli agricoltori vengono riconosciuti appena 28 centesimi al chilo di grano”. Per affrontare la situazione Coldiretti propone un piano con sette richieste chiave: l’istituzione immediata della Commissione unica nazionale del grano duro, la pubblicazione da parte di Ismea dei costi medi di produzione, l’aumento fino a 40 milioni di euro del sostegno del ministero ai contratti di filiera pluriennali, il blocco delle importazioni sleali, la reciprocità delle regole, l’obbligo di indicare l’origine del grano sulle confezioni di pasta in tutta Europa, più investimenti in ricerca, innovazione e sostegno alla transizione tecnologica, un piano nazionale per gli stoccaggi e gli invasi.
Un chilo di pasta oggi viaggia sui 2 euro, ma agli agricoltori vengono riconosciuti appena 28 centesimi al chilo di grano. “Serve dare dignità agli agricoltori, rispettando la legge sulle pratiche sleali che vieta la vendita sotto i costi di produzione e rivedere completamente il sistema delle borse merci locali che vanno superate con una CUN (commissione unica nazionale) per la formazione del prezzo“.