Si tratta di una cooperativa che nasce a Catania e vede protagonisti i migranti impiegati nella coltivazione di ortaggi. Iniziativa creata per favorire l’inclusione socio-lavorativa.
Gli ortaggi saranno presto raccolti e distribuiti nei mercati Coldiretti Campagna Amica.
Afrisicilia nasce da un percorso formativo che ha avuto inizio a marzo del 2022 e continua ancora oggi. I migranti hanno acquisito non solo le tecniche agrarie ma anche nuove consapevolezze sui diritti del lavoro, sulle normative del settore ortofrutticolo e sulla gestione dei budget. Mezzo ettaro di orto tra il litorale della Plaia e la zona industriale di Catania è impiegato per questa iniziativa: i campi sono già coltivati e prossimamente sono previsti i raccolti di lattughe, broccoli, sedano, cavoli, piselli, fave e patate. Saranno recuperate anche le serre, che al momento versano in stato di abbandono, dove saranno seminate nuove coltivazioni.
Dal progetto P.I.U. Su.Pr.Eme. (Percorsi Individualizzati di Uscita dallo Sfruttamento), cofinanziato dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, direzione generale dell’Immigrazione e delle Politiche di Integrazione e dall’Unione Europea, PON Inclusione Fondo Sociale Europeo 2014-2020.
L’iniziativa è nata per contrastare il lavoro nero e la discriminazione in Sicilia. “La Regione Siciliana – ha spiegato la dirigente dell’ex ufficio speciale Immigrazione dell’assessorato regionale al Lavoro e alla Famiglia, Michela Bongiorno – ha finanziato sette progetti di agricoltura sociale: a Catania ce ne sono ben tre. L’orto sociale che è stato realizzato ci dimostra che si può uscire fuori dalla logica di sfruttamento lavorativo, con un affrancamento totale dal caporalato, creando attività autonome. Questa prima start-up catanese è un segnale di speranza. Crea un precedente positivo anche per tutti coloro che ogni giorno arrivano nel nostro Paese in condizioni di fragilità e che difficilmente riescono a trovare una collocazione lavorativa legale. Come istituzione ci stiamo impegnando a contrastare il caporalato supportando i migranti protagonisti: qui stanno imparando a gestire le attività, condividono con noi il loro sapere e potranno trasferire questo know-how nel loro Paese d’origine. Questo scambio è fondamentale“.
Il caporalato è una piaga da risanare nella nostra società, lo subiscono i migranti ma riguarda tutti i cittadini, senza distinzione.
“Noi abbiamo coordinato il partenariato con l’istituto Fermi Eredia, il Consiglio Italiano per i Rifugiati e il Centro Orizzonte Lavoro. Questa prima esperienza di autoimprenditorialità ha liberato i migranti coinvolti da una condizione di sfruttamento. Per riscattarsi hanno costituito una nuova cooperativa e col nostro supporto hanno affrontato e superato le complessità economiche, amministrative e legali. Adesso hanno una loro posizione lavorativa autonoma, professionale e soprattutto legale. Potranno contare su di noi perché anche dopo la fine del progetto non li lasceremo soli“. Ha affermato Rita Vitaliti.
“Lavoravo a Grammichele – confida Diallo Diao presidente della Cooperativa Afrisicilia – era molto complicato, non avevo contratto. Sono orgoglioso: i miei colleghi hanno scelto me come presidente, ma siamo consapevoli che è l’unione che fa la forza“.
Francesco Cauchi, coordinatore dell’iniziativa, ha spiegato: “Quello della costituzione è stato un momento formale, molto toccante. I migranti sono diventati proprietari e responsabili di una nuova attività imprenditoriale, hanno realizzato un sogno. A fine marzo la cooperativa andrà in positivo con la commercializzazione degli ortaggi“.