Continua ad essere drammatica in Sicilia la situazione siccità, in alcune aree più che in altre e alcuni comparti ne stanno subendo particolarmente la pressione. E’ il caso dell’apicoltura, che vedrà una perdita di prodotto del 95%, una previsione spiacevole per chi vive di questa preziosa risorsa.
“Il sogno di ciascun apicoltore è quello di poter vivere del lavoro delle proprie api“, è quello che afferma Elisa di Fede, apicoltrice di Mezzojuso, in provincia di Palermo, “com’è stato d’altronde fino a questo momento, lavori e fatichi ma sei soddisfatto perché le tue api producono miele, vai ai mercatini, lo vendi e vai avanti. Ora non è più così“.
Parliamo di un crollo che potrebbe infierire il colpo di grazia ad un comparto sfiancato dalle ultime due annate, durante le quali si sono registrati pesanti ammanchi. Dal 2017 riscontriamo una perdita di produzione che risulta essere costante nel tempo. “Ma mai la situazione è stata drammatica come in questo momento“.
Come abbiamo visto (CLICCA QUI) è stato un anno che ha segnato una forte crisi del settore, che ha destabilizzato la produzione e di conseguenza la commercializzazione del miele. La Sicilia è la terza regione italiana per il patrimonio apistico e conta solitamente una produzione di miele pari al 20% della produzione nazionale, quindi una risorsa importantissima. Oltre ai sciroppi di zucchero ricavati da grano, riso e barbabietola, all’interno dei barattoli di miele, che hanno portato i consumatori ad acquistare il famoso miele “falso” di cui abbiamo già parlato, questo comparto si trova ad affrontare un’ulteriore sfida.
Siamo in primavera, quindi nella fase di produzione del miele, momento in cui l’apicoltore professionista che ha un’azienda di grosse dimensioni comincia a vedere le prime entrate che gli consentono una stabilità economica. Cosa sta succedendo?
“Il problema della siccità in Sicilia la stiamo fortemente subendo. Le fioriture ad oggi non sono produttive, vedi il fiore ma non c’è il nettare. A questo è subentrata anche la sabbia desertica, avvertita qui in Sicilia circa un mese fa, che è andata ad occludere le strutture nettari del fiore, una difficoltà per l’ape stessa“. Interi apiari dove non c’è un goccio di miele, “queste sono spese per le aziende, puoi ‘resistere’ un anno ma poi diventa un problema, ad un certo punto vai in perdita”.
Gruppi di apicoltori a livello nazione in questo momento si stanno muovendo per la Pac (Politica agricola comune) e per cercare di avere un po’ di sollievo, offrire, per quanto possibile, un sostegno economico agli apicoltori. C’è uno schieramento a due fronti, chi ha bisogno di un supporto economico europeo, allo stesso modo che per gli altri comparti zootecnici e c’è chi vuole continuare a fare l’apicoltore e vivere del lavoro delle proprie api.
Il sostegno economico non è la soluzione, può esserti d’aiuto per coprire le spese di un mese, per il resto dell’anno che fai? “Con la produzione davvero minima di questa stagione se avessi avuto un’azienda molto grande non ce l’avrei fatta“.
Questo perché “la produzione di miele è pessima, le aziende tireranno le somme per capire chi andrà avanti“. Ulteriore anomalia è stata l’anticipo delle fioriture. “A causa della siccità la pianta è stressata, il risultato è una cristallizzazione anticipata del miele che di solito avviene con temperature più basse“. “La speranza è che la pianta non sia compromessa, così da sperare nella fioritura estiva, quella dell’eucalipto, per esempio”.
La produzione primaverile è quella più importante dell’anno e la situazione è negativa a livello nazionale. “Noi al sud per la siccità, al nord per le piogge costanti. La siccità è come una ferita dell’anima, non la vedi però c’è“. La pioggia ti fa vedere le sue conseguenze in automatico e immediatamente, la siccità no. “E’ un problema di produzione che ricopre tutta l’aria nazionale, tranne per quelle piccole aree e realtà dove c’è stato un giusto compromesso, ambienti più puliti e meno antropizzazioni, piccoli paradisi dove si è riusciti a fare miele“. Ma nel complesso il comparto apistico sta soffrendo. “La preoccupazione è sicuramente per il futuro, noi vogliamo vivere di apicoltura“.
“L’apicoltura è come un servizio militare, ti mette davanti a una rigidità di regole che non decidi tu, a decidere è la natura“. Soprattutto con i recenti cambiamenti climatici è più difficoltoso agire in tempo, le conseguenze non si possono prevedere.