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Unaprol-Coldiretti e Federolio in pista con l’Italico. Alla faccia della lotta all’italian sounding
di Angela Sciortino

olio extravergine di oliva Unaprol

(di Angela Sciortino) Il mondo, si sa, è pieno di coloro che predicano bene e razzolano male. In una sua vecchia canzone delle più famose, Fabrizio De Andrè ricordava di quella vecchietta impegnata a impartire buoni consigli “non potendo più dare il cattivo esempio”. Ma in quel caso ci si riferiva a frustrazioni sessuali e a pruriti di insoddisfatte comari. Di diverso tenore è il “cattivo esempio” che in queste giorni sta dando la Coldiretti in materia di difesa del made in Italy. Di che parliamo? La vicenda riguarda il progetto “Italico” portato avanti dall’Unaprol, associazione olivicola in diretto collegamento con l’organizzazione agricola di matrice cattolica, e la ormai antica polemica riguardante il cosiddetto “Italian Sounding”, ovvero quel fenomeno che fa riferimento all’imitazione di un prodotto o di un marchio attraverso un richiamo alla presunta italianità, ma che in realtà non trova fondamento nel prodotto stesso.

Nei giorni scorsi Coldiretti-Unaprol e Federolio hanno presentato a Roma un accordo di filiera che prevede la possibilità di “marchiare” con un nome che evoca l’origine italiana l’olio extravergine frutto di blend di oli di origine comunitaria, non comunitaria e italiana. Il tutto con tanto di brand “Italico”, proprio a richiamare in maniera ingannevole la stretta territorialità del prodotto venduto. E dire che in tutti questi anni proprio la Coldiretti era stata in prima fila nella difesa del made in Italy, accusando a destra e a manca quanti (“Parmesan” in testa) puntano all’estero ancora oggi sull’equivoco del nome.

Ovviamente, questo improvvisa inversione di rotta nella difesa dei prodotti italiani non poteva passare inosservata. E subito sono arrivate note polemiche e accuse di fuoco sull’operato di Coldiretti. Di seguito pubblichiamo integralmente i comunicati diffusi da “Agrinsieme” – sigla sotto la quale agisce il Coordinamento di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – e dall’Apo Catania.

Agrinsieme

«Dopo tante battaglie contro l’italian sounding e in difesa del made in Italy sorprende la volontà da parte delle organizzazioni firmatarie di “evocare” un’origine che non c’è». È questo il commento di Agrinsieme sulla questione dell’olio italico lanciata dall’accordo firmato da Federolio – Unaprol.

Agrinsieme non entra nel merito dell’accordo siglato – con la consapevolezza che la produzione italiana non riesce a soddisfare la domanda interna – ma nel preannunciato uso del nome “italico”, che fa leva su una caratteristica di provenienza che il prodotto non possiede, se non in parte.

«Il settore olivicolo italiano, spesso sotto accusa – aggiunge il Coordinamento di Cia-Agricoltori italiani, Confagricoltura, Copagri e Alleanza delle Cooperative Agroalimentari – necessita di proposte che siano il più possibile chiare e trasparenti agli occhi dei consumatori. Questa trasparenza è fondamentale se vogliamo tutelare al meglio il prodotto realmente italiano».

Agrinsieme rimarca che, dal punto di vista della definizione della categoria di olio – ferma restando la necessità di verificare, alla luce della normativa, se la denominazione “italico” è inammissibile in quanto può indurre in errore il consumatore – il prodotto frutto dell’accordo rimane un blend di oli comunitari e come tale va indicato in etichetta, commercializzato e promosso. I consumatori meritano indicazioni veritiere e non ingannevoli.

Apo – Associazione Produttori Olivicoli – Catania

«L’accordo di filiera Coldiretti-Unaprol -Federolio non riconosce il giusto valore all’olio extravergine d’oliva siciliano e serve a sdoganare le miscele di oli italiani con oli comunitari ed extracomunitari: la Sicilia olivicola impegnata ad affermare il legame qualità/identità territoriale darà battaglia per tutelare la dignità dei produttori, il futuro del prodotto e la salute dei consumatori». È una presa di posizione chiara e netta e senza sconti, quella di Giosuè Catania, presidente dell’ Apo di Catania, in riferimento al patto tra Coldiretti-Unaprol e Federolio presentato nei giorni scorsi a Roma che sancisce come “il massimo del made in Italy è quella industria che possa dimostrare che all’interno dei suoi blend c’è almeno il 50% di olio extravergine d’oliva italiano”.

«Questo scellerato patto di filiera sarebbe un disastro per la produzione olivicola che – ha ribadito Catania – al contrario ha la forte necessità di dotarsi di una strategia di valorizzazione alla base della quale ci sta il rilancio della produzione e la difesa del reddito dei produttori sempre più impegnati nell’eccellenza in un mercato competitivo. È a rischio il futuro di migliaia di famiglie siciliane che vivono grazie alla qualità di questo prodotto, simbolo della dieta mediterranea e molto apprezzato dai consumatori per le caratteristiche organolettiche uniche e l’invidiabile profilo sensoriale».

«Alcune industrie, grazie a questa presunta filiera, acquisterebbero olio extravergine d’oliva italiano a 4 €/Kg, ben al di sotto dei costi medi di produzione che in Sicilia si aggirano intorno ai 5.50/6 €/Kg –  ha sottolineato Catania – Il nostro prodotto, simbolo del made in Italy, emblema di storia e cultura del territorio, come si evince da interviste e dichiarazioni verrebbe utilizzato per sdoganare il progetto “Italico”, miscela di oli italiani con oli comunitari ed extracomunitari, tanto caro ad alcune aziende e ai vertici di Coldiretti. Ci opporremo con tutte le forze perché non possiamo consentire a Coldiretti e Federolio di mettere sul lastrico, attraverso la svendita dell’olio extravergine d’oliva, centinaia di migliaia di olivicoltori svilendo di fatto la ricchezza e l’orgoglio del prodotto made in Italy che non può generare in alcun modo confusione. Verrebbe vanificato lo sforzo della Sicilia produttiva con le sue 6 Dop, fresca dell’Igp e prima regione per superficie olivicola in biologico, con le sue 54 cultivar autoctone è terra di grande biodiversità e fiera del prodotto di qualità di forte impatto territoriale.

«Invito i produttori, i consumatori e tutti i cittadini a sottoscrivere la petizione lanciata dal Consorzio Nazionale degli Olivicoltori a tutela dell’olio extravergine d’oliva italiano, dei produttori e della salute dei consumatori per lanciare un messaggio forte al Governo Nazionale affinché prenda le distanze da questo attentato al made in Italy», ha concluso il presidente Giosuè Catania.

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