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Acquacoltura in aree interne, prima azienda agricola al taglio del nastro
di Angela Sciortino

acquacoltura

(di Angela Sciortino) Taglio del nastro oggi nell’entroterra siciliano per il primo impianto di acquacoltura “rurale” realizzato da un azienda che finora si è occupata solo di agricoltura. Si tratta di quello dell’azienda agricola Salvatore Algozino che si trova nella contrada Passo Catalano-Piano Comune di Assoro in provincia di Enna.

L’impianto, finanziato attraverso la misura 2.1 dal Fep Sicilia 2007/2013, il fondo europeo specializzato per la pesca e l’acquacoltura (l’analogo del Psr, ma con dotazioni decisamente più limitate) è stato successivamente supportato dal gruppo Agriventure di Banca Intesa San Paolo che è potuto intervenire grazie all’attivazione del fondo di garanzia Sgfa (oggi si chiama Ismea) attivato dall’ispettorato dell’agricoltura di Enna.

Nell’azienda Algozino che aderisce al Distretto della Pesca e Crescita Blu – Cosvap, inizialmente si producevano solo olive da olio e da mensa. Ma grazie all’abbondanza e all’alta qualità del sue fonti di approvvigionamento idrico, il titolare ha deciso di integrare la produzione agricola con quella di specie ittiche da acquacoltura biologica da destinare non solo al consumo umano, ma anche al ripopolamento/riequilibrio delle acque pubbliche e private e a scopo ornamentale (acquariofilia).

«Con l’avvio dell’itticoltura in azienda – spiega Salvatore Algozino – abbiamo in buona sostanza riportato alla luce l’antica tradizione gastronomica della nostra azienda agricola ma comune ad altre delle aree interne siciliane dove la dieta agreste veniva integrata con il consumo di anguille, tinche e rane che vivevano nella vasca di irrigazione dell’antica masseria e nel fiume Dittaino che la lambisce».

«Sfruttare le acque interne per fare pesce credo sia una buona notizia – dichiara Dario Cartabellotta, Dirigente generale del Dipartimento Regionale della Pesca dell’assessorato regionale siciliano dell’agricoltura – anche alla luce del fatto che l’acquacoltura è un settore in fortissima ascesa soprattutto nel bacino del Mediterraneo e che quelli di nuova realizzazione fanno parte della cosiddetta Acquacoltura 2.0 caratterizzata da risparmio energetico, sostenibilità ambientale e sicurezza alimentare».

Nell’azienda Algozino , si producono alcune specie di acqua dolce pregiate da destinare al consumo umano come trote, storioni e anguille. Che saranno anche destinate ad altre aziende specializzate operanti nella filiera dei prodotti ittici e che le trasformeranno (e successiva commercializzeranno) in filetti, marinati, affumicati, caviale e preparati alimentari a base di pesce.

«Il settore dell’itticoltura – aggiunge Cartabellotta – potrebbe diventare importante per l’intera economia isolana». Ancora limitati però i numeri che caratterizzano il comparto siciliano. Ci sono cinque aziende di acquacoltura in acque marine (Acqua Azzurra di Pachino; Acquacoltura Lampedusa; Ittica San Giorgio di Licata; Gruppo del pesce di Trapani; Sicilittica di Licata) e sei aziende di acquacoltura in acque interne (Agroittica Macrostigma di Rosolini; La Trota di Palazzolo Acreide; Contino di Caronia; Sirio Impianti di Sinagra; Salvo di Fiumefreddo di Sicilia; Porrazzito di Acate). Quattro gli impianti di molluschicoltura: due impianti in provincia di Siracusa e altri due in provincia di Messina. Ma si occupano quasi esclusivamente alla stabulazione di mitili, quindi non sono da considerare a tutti gli effetti impianti di allevamento.

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